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Il 14 marzo del 1972 ci lascia Giangiacomo Feltrinelli: celebre editore e attivista italiano

Giangiacomo Feltrinelli (soprannominato «Osvaldo») è stato un editore e attivista italiano. Soprannominato «Osvaldo», partecipò molto giovane alla Resistenza; fu fondatore della casa editrice Feltrinelli e, nel 1970, dei GAP, una delle prime organizzazioni armate di sinistra della stagione degli anni di piombo.

14 marzo 1972: muore Giangiacomo Feltrinelli, editore e attivista italiano

Nato a Milano il 19 giugno del 1926 Giangiacomo è figlio di una delle famiglie più ricche d’Italia: il padre, Carlo Feltrinelli, è Marchese di Gargnano, e presidente di diverse società (Edison e Credito Italiano, tra le altre), oltre che proprietario di Ferrobeton Spa (società di costruzioni), Bastogi e Feltrinelli Legnami, impegnata nel commercio di legname con l’Urss.



Carlo muore quando Giangiacomo ha solo nove anni: sua mamma, Gianna Elisa Gianzana, si risposerà nel 1940 con Luigi Barzini, celebre inviato del Corriere della Sera.

Antifascismo e Biblioteca Feltrinelli

Lasciata, durante la guerra, la villa di Gargnano (che diventerà residenza di Mussolini), Feltrinelli si sposta sull’Argentario, prima di arruolarsi, nel 1944, nel Gruppo di Combattimento Legnano, decidendo di prendere parte in maniera attiva alla lotta anti-fascista dopo un dialogo con Antonello Trombadori.



L’anno successivo aderisce al Partito Comunista, che contribuisce a sostenere con ingenti somme di denaro; dopodiché, comincia a raccogliere informazioni a proposito della storia delle idee (a partire dall’illuminismo) e del movimento operaio.

A Milano nasce così la Biblioteca Feltrinelli, uno degli istituti di ricerca dedicati alla storia sociale più importanti d’Europa, che diventerà in seguito Fondazione.

La nascita della casa editrice

Nel 1954 Giangiacomo Feltrinelli fonda l’omonima casa editrice, che pubblica, tra gli altri, libri di fondamentale rilevanza come “Il Gattopardo”, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autobiografia di Nehru, primo ministro indiano, e soprattutto “Il dottor Zivago”, la cui traduzione in italiano viene affidata a Pietro Zvetermich.



L’opera di Boris Pasternak è edita nel 1957, e nel giro di tre anni vende oltre 150mila copie: l’autore, nel 1958, grazie ad essa conquisterà il Premio Nobel per la Letteratura.

“Il dottor Zivago”, tuttavia, provoca diversi problemi a Feltrinelli, che vede la propria tessera del PCI ritirata dal partito, che in Italia aveva condotto una prepotente campagna diffamatoria verso il libro.

Inge, Fidel Castro e Indipendentismo Sardo

Dopo aver conosciuto, nel 1958, la tedesca Inge Schoenthal, destinata a diventare sua moglie, nel 1964 Giangiacomo si reca a Cuba, dove conosce Fidel Castro, leader della rivoluzione e sostenitore dei movimenti di liberazione del Sud America; pochi anni dopo incontra in Bolivia Regis Debray, che vive nel Paese da clandestino.



Feltrinelli, quindi, viene arrestato dopo un intervento dei servizi segreti statunitensi insieme con Roberto Quintanilla. Una volta rilasciato, ottiene “Diario in Bolivia”, opera di Che Guevara, e soprattutto la foto “Guerrillero Heroico”, scattata il 5 marzo 1960 da Alberto Korda, divenuta poi celebre in tutto il mondo rendendo iconografico il volto del Che.

Nel 1968, Feltrinelli entra in contatto in Sardegna con ambienti dell’indipendentismo sardo e della sinistra: il suo sogno è quello di rendere l’isola una Cuba del Mar Mediterraneo, sulla scia dell’azione compiuta da Fidel Castro e secondo gli ideali di Che Guevara.

La clandestinità

Il suo obiettivo è quello di affidare al bandito Graziano Mesina, ai tempi latitante, le truppe ribelli: Mesina, tuttavia, rinuncia su intervento del Sid, che tramite Massimo Pugliese ostacola l’azione di Feltrinelli.



Quest’ultimo torna a Milano dopo aver appreso dalla radio la notizia dell’attentato di piazza Fontana, nel 1969. Egli però sceglie di darsi alla clandestinità, dopo aver appreso che la casa editrice è presidiata da forze dell’ordine: temendo un colpo di Stato di origine neo-fascista.

Feltrinelli aveva finanziato diversi gruppi di estrema sinistra, entrando anche in contatto con Alberto Franceschini e Renato Curcio, i fondatori delle Brigate Rosse, e attirando l’attenzione della polizia.

Spiegazioni alla rivista “Compagni”

Feltrinelli spiega la decisione della clandestinità alla rivista “Compagni” e in una lettera spedita ai suoi colleghi della casa editrice, evidenziando che secondo lui dietro le bombe non ci sono gli anarchici – come pensano tutti, a quel tempo, incluso il Partito Comunista -, ma direttamente lo Stato.



In conseguenza della cosiddetta “Strategia della tensione” (termine che egli usa per primo), giunge quindi a scelte estreme, come quella di fondare, nel 1970, i Gruppi d’Azione Partigiana.

I Gap sono gruppi paramilitari che si basano sul principio che Palmiro Togliatti aveva deliberatamente bloccato la rivoluzione comunista in Italia nel 1946, ingannando così i partigiani.

Morte e tesi dell’omicidio

Il 14 marzo del 1972, all’età di 45 anni, Feltrinelli muore alla base di un traliccio dell’alta tensione situato a Segrate, alle porte di Milano.



Il suo corpo viene ritrovato dilaniato in conseguenza di un’esplosione, ma le cause della morte non sono chiare: c’è chi parla di un incidente occorso mentre Giangiacomo stava organizzando un’azione di sabotaggio, mentre secondo altri si tratta di un omicidio compiuto con la collaborazione della CIA e dei servizi segreti italiani.

La tesi dell’omicidio viene sostenuta, tra l’altro, da Eugenio Scalfari e Camilla Cederna: nel 1979, tuttavia, in occasione del processo contro ex esponenti dei Gap, gli imputati – compreso Renato Curcio – dichiarano che “Osvaldo era caduto combattendo”, dando adito così alla tesi dell’incidente.

La ricostruzione ufficiale

La ricostruzione ufficiale sostiene che Feltrinelli era arrivato a Segrate su un furgone adibito a camper insieme a due compagni, trasportando trecento milioni di lire che sarebbero stati consegnati al “Manifesto” in seguito: soldi che tuttavia non sono mai stati trovati.



Anche le Brigate Rosse svolgono un’inchiesta sulla vicenda: dalla loro indagine emerge che il timer della bomba che ha ucciso Giangiacomo era del tipo “Lucerne”, già impiegato nell’attentato avvenuto ad Atene nei confronti dell’ambasciata americana nel 1970. Anche in quel caso, gli attentatori erano rimasti uccisi a causa del cattivo funzionamento della bomba.

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