Cronaca

Ancora un lutto nel mondo del calcio, addio a Gianluca Vialli

Ancora un lutto nel mondo del calcio: a pochi giorni dalla scomparsa di Pelé e Mihajlovic a soli 58 anni è morto a Londra Gianluca Vialli. Le sue condizioni si sono aggravate all’improvviso. L’ex attaccante lottava da tempo contro un brutto male.

Lutto nel calcio, morto Gianluca Vialli

L’ex attaccante lombardo di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, costretto a lasciare lo staff azzurro di Roberto Mancini per l’aggravarsi delle sue condizioni, ha perso la sua battaglia contro un tumore al pancreas cominciata nel 2017. Dopo un periodo di tregua, la malattia è tornata e non gli ha lasciato nessuno scampo.

Chi era Gianluca Vialli

Gianluca Vialli è stato un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex attaccante, oltre che capo delegazione della nazionale italiana. Nato a Cremona nel 1964, oggi ha 58 anni. Quinto e ultimo figlio di una benestante famiglia di origine trentina.

Tira i suoi primi calci all’oratorio di Cristo Re, al villaggio Po della sua città nativa, quindi entra nel vivaio del Pizzighettone; a causa di un intoppo burocratico non può militare nella squadra Giovanissimi biancazzurra, sicché il suo cartellino viene acquistato per mezzo milione di lire dalla Cremonese dove prosegue l’attività giovanile e dov’è allenato, tra gli altri, da Guido Settembrino. Fa il suo primo esordio nella prima squadra lombarda nella stagione 1980-1981.

Vialli è considerato uno dei migliori centravanti degli anni ’80 e ’90 dell’epoca. Vincitore di moltissimi trofei sia nazionale che internazionale, copocannoniere dell’Europeo Under 21 nel 1986, della coppia Italia nel 1989 e della coppa delle coppe nel 1990. Gianluca ha anche lavorato in Sky nell’ambito sportivo. Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l’Under-21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986).

Più volte candidato al Pallone d’oro, si è classificato 7º nelle edizioni 1988 e 1991. Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Carriera da allenatore

Viene nominato player manager del Chelsea il 12 febbraio 1998, subentrando al dimissionario Ruud Gullit. La squadra si trova ancora in corsa nella Coppa di Lega e nella Coppa delle Coppe e, sotto la sua guida, le vince entrambe chiudendo inoltre al quarto posto in Premier League. La stagione seguente, ancora nel doppio ruolo vince la Supercoppa UEFA battendo 1-0 il Real Madrid, raggiunge le semifinali di Coppa delle Coppe e conclude al terzo posto in campionato.

Nel frattempo ritiratosi dall’attività agonistica, e assunto a tempo pieno il ruolo di allenatore, nell’annata 1999-2000 porta il Chelsea, alla sua prima apparizione in UEFA Champions League, fino ai quarti di finale. L’ultima stagione a Londra inizia con la vittoria nella Charity Shield contro il Manchester Utd: è il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni. Ciò nonostante viene licenziato il 12 settembre 2000, dopo cinque partite dall’inizio dell’annata, causa un avvio stentato e screzi con vari elementi dello spogliatoio.

La stagione alla guida degli Hornets è l’ultima della sua breve esperienza da allenatore: nel quindicennio seguente si dedica prettamente alla carriera televisiva di opinionista e analista calcistico.

Dirigente

Il 9 marzo 2019 viene nominato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), insieme a Francesco Totti, ambasciatore italiano per il campionato d’Europa 2020.

Dal novembre 2019 entra nei ranghi della FIGC come capo delegazione della nazionale italiana, allenata dall’ex compagno Roberto Mancini. Con questo ruolo nell’estate 2021 prende parte alla vittoriosa spedizione italiana al campionato d’Europa 2020, distinguendosi peraltro come figura di spicco dello spogliatoio oltreché, a livello umano, come «esempio vivente» per tutta la squadra azzurra.

La vita privata

L’uomo è sposato con Cathryn White Cooper nel 2003, conosciuta a Londra mentre era lì per lavoro. I due hanno avuto due figlie. Oggi l’uomo vive una vita quasi serena, perché purtroppo ha scoperto da poco la malattia.

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Gianluca Vialli con la moglie

L’annuncio di lasciare la Nazionale

Gianluca Vialli aveva da poco comunicato ai tanti appassionati di calcio qualcosa di molto importante, dettato dal suo stato di salute che non è dei migliori. “Al termine di una lunga e difficoltosa ‘trattativa’ con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri.”

Il post di Maria Teresa Ruta

Anche Maria Teresa Ruta, ex conduttrice Rai, gli aveva lasciato un messaggio commovente sui social prima del suo decesso. Su Instagram la donna aveva postato una foto del settimanale Il Monello degli anni 80 in cui erano presenti anche Zenga e Vialli in divisa da calciatore:

“Caro Gianluca, sei sempre stato un campione non soltanto nei prati verdi ma soprattutto nella vita. Ti ricordo brillante, a tratti goliardico, da ragazzo ma soprattutto oggi sei un uomo di spessore, il cui esempio è molto importante. L’avversario questa volta sulla carta sembra molto forte ma tu hai l’esperienza del grande campione e sappi che ad affrontare questa nuova partita difficile non sei solo! Hai l’affetto di tutti quelli che ti hanno conosciuto e apprezzato, oltre ai i tuoi amati tifosi. Vai, e torna vincitore!”

La paura di morire per Vialli

Nell’intervista, Gianluca Vialli parlò della paura di morire:  “Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire Mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato. La malattia, racconta l’ex calciatore e collaboratore di Roberto Mancini in Nazionale – non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita – e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno – è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro, eh..”.

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