Gino Paoli ha dichiarato che un tempo sul palco del Festival di Sanremo arrivavano le migliori canzoni delle case discografiche. Ad oggi invece ritiene che non sia più così. Ecco le dichiarazioni in un’intervista rilasciata al podcast Tintoria.
Gino Paoli su Sanremo: “Squallido, non lo guardo”
Nonostante sia stato tra gli ospiti della scorsa edizione del Festival di Sanremo, Gino Paoli ha dichiarato di non apprezzare particolarmente come si è evoluta la kermesse canora. Alla vigilia della quinta edizione condotta da Amadeus, ha rilasciato un’intervista al podcast Tintoria, con Daniele Tinti e Stefano Rapone. Gino Paoli, come si vede in un video pubblicato da Rolling Stone, ha spiegato di non guardare Sanremo. Ritiene che la qualità delle canzoni non sia più quella di una volta:
No, non guardo Sanremo. Una volta le case discografiche mandavano la canzone migliore che avevano, arrivavano le migliori canzoni. Era il Festival della canzone, non era neanche importante chi la cantasse. Poi le case discografiche si sono accorte del potere rituale che Sanremo ha per l’Italia e adesso fanno il prodotto finito e lo mandano a Sanremo. Da lì la televisione si accorge che lo spettacolo di Sanremo funziona, arriva non solo in Italia ma anche fuori, e allora si appropria di Sanremo e lo fa diventare lo squallido spettacolo che è adesso. Nani e ballerine, c’è un po’ di tutto. Lì contano gli scandali per far parlare.
Dunque, Paoli ritiene che oggi ci sia troppo contorno a Sanremo e poche canzoni in grado di resistere alla prova del tempo. Il cantautore ha poi concluso: “Sanremo era la chance della vita. C’era gente che diceva: ‘Se non vinco mi ammazzo‘. All’inizio non era così, la canzone usciva e la cantavano anche in Giappone. Era tutta un’altra cosa, era un fatto anche economico, globale quello delle canzoni che andavano a Sanremo perché erano state scelte da un editore, quindi avevano dei filtri già talmente importanti che la canzone di mer*a non arrivava a Sanremo, invece adesso ci arrivano soprattutto quelle di mer*a“.