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Gino Strada, l’ultimo articolo prima della morte: “Così ho visto morire Kabul”

Così ho visto morire Kabul“: è questo il titolo dell’ultimo articolo redatto da Gino Strada e pubblicato da La Stampa proprio nel giorno della scomparsa del fondatore di Emergency. Il contributo del medico milanese verte sulla guerra che in Afghanistan vede contrapporsi i talebani ai Paesi occidentali. “Questa guerra è stata – né più né meno – una guerra di aggressione iniziata all’indomani dell’attacco dell’11 settembre”, si legge nel testo.

Gino Strada, l’ultimo articolo prima della morte

La rapida avanzata dei talebani, sottolinea Strada, “non dovrebbe sorprendere nessuno che abbia una discreta conoscenza dell’Afghanistan o almeno buona memoria. Mi sembra che manchino – meglio: che siano sempre mancate – entrambe”.

“Totale illegalità internazionale” dell’operazione Usa

Il fondatore di Emergency ribadisce la “totale illegalità internazionale” dell’operazione statunitense in terra afghana, poiché è il Consiglio di Sicurezza Onu l’unico organismo internazionale “che ha il diritto di ricorrere all’uso della forza”.

La decisione “di attaccare militarmente e di occupare l’Afghanistan era stata presa nell’autunno del 2000 già dall’Amministrazione Clinton, come si leggeva all’epoca sui giornali pakistani e come suggerisce la tempistica dell’intervento”.

Da “guerra al terrorismo” a “guerra contro i talebani”

Per Gino Strada, all’indomani dell’11 settembre l’Afghanistan veniva attaccato “ufficialmente perché forniva ospitalità e supporto alla ‘guerra santa’ anti-Usa di Osama bin Laden. Così la ‘guerra al terrorismo’ diventò di fatto la guerra per l’eliminazione del regime talebano al potere dal settembre 1996, dopo che per almeno due anni gli Stati Uniti avevano ‘trattato’ per trovare un accordo con i talebani stessi”.

L’Italia e la tragedia umana della guerra

Nel suo excursus, il medico milanese non manca di sottolineare anche il coinvolgimento dell’Italia, che il 7 novembre 2001 approva una risoluzione a favore della guerra. “Chi allora si opponeva alla partecipazione dell’Italia alla missione militare, contraria alla Costituzione oltre che a qualunque logica, veniva accusato pubblicamente di essere un traditore dell’Occidente, un amico dei terroristi, un’anima bella nel migliore dei casi”.

I costi umani apparvero subito terrificanti: l’intervento della coalizione internazionale che ne conseguì “si tradusse, nei primi tre mesi del 2001, solo a Kabul e dintorni, in un numero vittime civili superiore agli attentati di New York”.

Un “Paese distrutto”

Gino Strada ricorda poi di aver vissuto in Afghanistan complessivamente sette anni e di aver fatto esperienza diretta della tragedia della guerra: oltre alle 241mila vittime e ai 5 milioni di sfollati, tra interni e richiedenti asilo, “l’Afghanistan oggi è un Paese che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile, i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell’area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa“.

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