Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto. Ma cosa significa la parola Shoah? E quali sono le differenze con il termine Olocausto? Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto.
Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
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Giornata della Memoria, cosa significa la parola Shoah
In occasione del Giorno della Memoria si celebrano le vittime dei nazisti di ogni minoranza. Di fondamentale importanza, però, è la comprensione del ruolo che svolse la popolazione ebraica, di gran lunga l’obiettivo principale del regime nazista che con la soluzione finale portò a compimento negli anni uno sterminio sistematico degli ebrei. Motivo per cui la parola Shoah, che in ebraico significa “catastrofe, distruzione”, divenne nel 1951 la parola ufficiale nello Stato di Israele al momento dell’istituzione della giornata del ricordo della persecuzione, indicata appunto con tale nome. Tuttavia è da evidenziare che il termine Shoah fu usato già nel 1938 in occasione delle leggi razziali in Germania e in Italia, ma è entrato nell’uso nei Paesi europei soprattutto dopo il film documentario del regista francese Claude Lanzmann, considerato l’opera video più completa sulla vicenda e intitolato proprio Shoah.
Le differenze con il termine Olocausto
Spesso i due termini, Shoah e Olocausto, sono usati per indicare indistintamente lo sterminio degli ebrei, ma le differenze esistono e non sono di poco conto. Una ragione molto importante che le differenzia e che rende, dal punto di visa ebraico, preferibile l’uso di Shoah rispetto a quello di Olocausto, deriva dal fatto che etimologicamente in quanto “catastrofe, distruzione” nella parola Shoah è estraneo il concetto di sacrificio inevitabile. Al contrario il fatto che col termine Olocausto si indichi un rituale religioso di offerta di un sacrificio a un dio, e quindi in teoria persino gradito al dio (l’etimologia di derivazione greca significa letteralmente “bruciato per intero, completamente bruciato”), ha convinto molti che fosse un termine poco appropriato per spiegare ciò che è accaduto al popolo ebraico.
In secondo luogo, una differenza da tenere a mente è che con la parola Shoah si fa riferimento esclusivamente allo sterminio del popolo ebraico, mentre con il termine Olocausto si indicano anche le altre vittime della violenza del regime nazista. Il termine Olocausto, infatti, riguarda lo sterminio di tutte le categorie di persone ritenute “indesiderabili” dal regime nazista guidato da Adolf Hitler. Oltre agli ebrei, infatti, ne furono vittime le popolazioni slave delle regioni occupate nell’Europa orientale e nei Balcani, i prigionieri di guerra, gli oppositori politici, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap mentali o fisici.