Giuseppe Pisanu, più noto come Beppe, è un politico italiano, già ministro dell’Interno nel governo Berlusconi II e III dal 2002 al 2006, oltre ad aver ricoperto la carica di Ministro per l’attuazione del programma di governo dal 2001 al 2002. Esponente di spicco della storica Democrazia Cristiana, nella “seconda Repubblica”.
Nella sua carriera politica ha aderito a Forza Italia e quindi al Popolo della Libertà, nella cui legislatura è stato il Presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Dal 2013 è membro di Scelta Civica.
2 gennaio 1937: nasce Giuseppe Pisanu, politico italiano
Nato a Ittiri il 2 gennaio del 1937 Giuseppe Pisanu si laurea in Scienze agrarie all’Università degli Studi di Sassari e contemporaneamente milita nella FUCI, l’organizzazione universitaria della Democrazia Cristiana, partito che percorre a livello locale attraverso l’esperienza dei giovani turchi, in seguito dirigente provinciale di Sassari, poi dirigente regionale della Sardegna, fino a diventare il capo della segreteria politica nazionale dal 1975 al 1980 con Benigno Zaccagnini, durante gli anni del compromesso storico con il PCI.
Deputato DC (1972-1992)
Pisanu è stato deputato per la DC eletto nel 1972, 1976, 1979, 1983, 1987, fino al 1992, periodo durante il quale ha ricoperto diversi incarichi di sottogoverno:
- Sottosegretario di Stato al Ministero del Tesoro dal 1980 al 1983 nei governi guidati da Arnaldo Forlani, Giovanni Spadolini e Fanfani;
- Sottosegretario di Stato al Ministero della difesa dal 1986 al 1989 nei governi guidati da Bettino Craxi, Fanfani, Giovanni Goria, Ciriaco De Mita.
Lo scandalo P2-Banco Ambrosiano e le dimissioni
Nel 1983 Pisanu è costretto a dimettersi per lo scandalo P2, per i suoi rapporti con Flavio Carboni, con Roberto Calvi, e con il crack del Banco Ambrosiano. È nell’ambiente della P2 che Pisanu incontra, nei primi anni Ottanta, l’imprenditore Silvio Berlusconi Secondo i parlamentari Sergio Flamigni e Michele Caccavale, ad inizio anni Ottanta Pisanu, allora sottosegretario al Tesoro, era il padrino politico di Flavio Carboni, faccendiere sardo in rapporti con mafiosi e con esponenti della Banda della Magliana, e in affari con Silvio Berlusconi:
«Sollecitato dal suo protetto Flavio Carboni, il sottosegretario al Tesoro Pisanu si interessa attivamente, e senza averne alcuna autorità istituzionale, della vicenda Calvi – Ambrosiano. L’On. Pisanu incontra privatamente Calvi per ben quattro volte, sempre accompagnato da Carboni; l’ultimo incontro col banchiere della P2 è del 22 maggio 1982, quando Pisanu vola a Milano utilizzando l’aereo di Carboni, e scortato dal suo faccendiere sardo incontra Calvi» – (Sergio Flamigni, Trame atlentiche, storia della loggia P2).
Il 6 giugno 1982 Pisanu risponde ad un’interrogazione parlamentare sulla situazione del Banco Ambrosiano, ormai drammatica, sostenendo che la situazione della banca è pressoché normale, senza accennare alla gravissima situazione debitoria del collegato Banco Andino. Nel gennaio 1983 Pisanu dà le dimissioni da sottosegretario, in seguito allo scoppio dello scandalo P2 e al crac del Banco Ambrosiano. Secondo il deputato Massimo Teodori, le dimissioni erano dovute a «fatti incontrovertibili: i rapporti strettissimi e continuativi tra Pisanu e Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi tramite Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni per la sistemazione del Corriere della Sera; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni quando, sottosegretario al Tesoro, il ministero prendeva importanti decisioni sull’Ambrosiano» – (Ibidem).
Secondo Pisanu: «quando l’opposizione sollevò dubbi sulla mia condotta, mi dimisi spontaneamente da sottosegretario al Tesoro, mettendomi a completa disposizione dei magistrati».
Pisanu non fu indagato dalla magistratura per lo scandalo, ma solo ascoltato come persona informata sui fatti. Ascoltato più volte volta dalla commissione Anselmi, ammetterà di avere un po’ “sottovalutato” la delicatezza di certe frequentazioni. Successivamente è ancora sottosegretario di stato alla Difesa dal 1986 al 1990 nei governi DC – PSI e Pentapartito guidati da Bettino Craxi, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita. Nel 1992, malgrado ogni tentativo, non sarà ricandidato alle elezioni in seguito alla decisione del comitato provinciale e nazionale della DC.
Deputato di Forza Italia (1994-2006)
Con lo scioglimento della Democrazia Cristiana nel Partito Popolare Italiano, nel 1994 decide di aderire al Centro Cristiano democratico di Casini, per la cui lista è eletto deputato nel 1994, in seguito aderirà a Forza Italia, e sarà rieletto nel 1996 e 2001. Nel 1994 era vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera e nel 1996 è stato nominato capogruppo al posto di Vittorio Dotti poco tempo dopo la testimonianza di Stefania Ariosto fino al 2001.
Ministro per l’attuazione del programma di governo nel Governo Berlusconi II (2001-2002)
Nel 2001 è ministro senza portafoglio, ministro per l’attuazione del programma di governo nel governo Berlusconi II.
Ministro dell’Interno del Governo Berlusconi II e III (2002-2006)
Il 3 luglio 2002 subentra a Claudio Scajola come Ministro dell’Interno, carica che ricopre fino al 2006 (Governi Berlusconi II e III). Durante i quattro anni del suo mandato vengono arrestati i membri delle Nuove Brigate Rosse, viene arrestato il super latitante Bernardo Provenzano e viene fondata la Consulta islamica (esperienza poi sospesa da Roberto Maroni).
Durante il suo mandato, Pisanu si scontra più volte con gli esponenti della Lega Nord, alleato di governo, che chiedono una politica ancora più dura verso migranti e musulmani. Allo scadere del mandato, Pisanu viene da più parti accreditato quale Ministro maggiormente apprezzato dal Centro – Sinistra, raccogliendo il plauso dell’allora Sindaco di Roma Veltroni.
Il decreto Pisanu antiterrorismo
Pisanu è stato autore di un decreto antiterrorismo (D.L. 27 luglio 2005 n. 144 – decreto Pisanu – convertito dalla legge n. 155 del 31 luglio 2005 cosiddetto “legge Pisanu”) approvato dal Parlamento con una larga maggioranza che includeva anche il Centrosinistra.
Il decreto conteneva anche norme connesse all’utilizzo di Internet, vietando le connessioni anonime a Internet e impone a tutti gli ISP di conservare un log in cui riportano indirizzo IP e numero di telefono che identifica l’utente connesso. In base al decreto Pisanu, per aprire un internet point in Italia bisognava richiedere la licenza al questore; tale norma (art. 7), pensata come transitoria, avrebbe dovuto restare in vigore fino al 2008, ma venne costantemente prorogata dal governo Berlusconi IV tramite l’annuale decreto milleproroghe.
Solo a fine 2010 sono state cancellate le disposizioni relative all’identificazione (tramite documento d’identità) dei frequentatori di hotspot wifi pubblici e limitazione della licenza soltanto per coloro che intendessero aprire un pubblico esercizio che avesse quale attività principale la messa a disposizione di terminali connessi ad Internet. Un progetto di legge bipartisan presentato a fine 2010 prevedeva già l’abrogazione totale dell’art.7 del decreto Pisanu, in quanto caso unico al mondo e di utilità marginale.
L’abolizione dell’art. 7 è stata infine effettuata dal governo Monti, che non ne ha inserito il rinnovo nel decreto proroghe 2011. Secondo diversi commentatori, il decreto Pisanu è stato responsabile del mancato sviluppo del wifi libero in Italia.
Senatore di Forza Italia e Popolo della Libertà (2006-2013) – Lo spoglio elettorale del 2006
Alle elezioni politiche del 2006 viene eletto senatore per Forza Italia in Campania. La sera delle elezioni del 2006, anziché presidiare il Ministero dell’Interno dove affluiscono i risultati dai seggi, Pisanu si reca più volte a Palazzo Grazioli a colloquio con Berlusconi. Nei giorni seguenti, il ministero di Pisanu annuncia l’esistenza di ben 43.028 schede contestate per la Camera e 39.822 per il Senato, un numero sufficiente a rovesciare la nuova maggioranza di Romano Prodi nei due rami del Parlamento.
Dopo qualche giorno, Pisanu ammette un “errore materiale”: i computer del ministero avrebbero “sommato le schede contestate alle nulle e alle bianche”: le contestate alla Camera non erano 43mila, ma 2131; e al Senato non erano 39mila, ma 3135.
Nel novembre 2006 esce il film-documentario Uccidete la democrazia!, che ritrae Pisanu come responsabile, insieme ai leader di Forza Italia, di presunti brogli elettorali riguardanti le elezioni politiche del 2006. A fine novembre, dopo poche ore dall’avvio dell’inchiesta, la Procura di Roma indaga l’autore del film-documentario, il giornalista Enrico Deaglio, per diffusione di notizie false e tendenziose. La successiva causa civile per danni che vede imputato lo stesso Deaglio è ancora in corso.
Coinvolgimento in Calciopoli
Il 16 maggio 2006 vengono pubblicate delle intercettazioni telefoniche con Luciano Moggi, conoscente di lunga data in quanto compagno di scuola della moglie, in cui il Ministro dell’Interno chiede aiuto per la squadra di calcio più rappresentativa della sua zona d’origine sull’orlo della retrocessione e bisognosa di rinforzi, la Torres Calcio.
Presidente della commissione antimafia (2008-2013)
Nel 2008 Pisanu viene rieletto senatore come capolista in Sardegna dopo la caduta del governo Prodi II, nelle liste del Popolo della Libertà. L’11 novembre 2008. Pisanu è stato eletto presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale Antimafia su indicazione dei Presidenti di Camera e Senato.
Ha annunciato che alle elezioni amministrative italiane del 2010 «il Codice di autoregolamentazione che prevede la non candidabilità di persone in odor di mafia è stato violato 45 volte e ha riguardato 11 candidati eletti e 34 non eletti». Sullo stato dei procedimenti nei loro confronti, «risulta che 25 sono definitivi, 15 non definitivi e 5 da approfondire». Le violazioni denunciate da Pisanu sarebbero trasversali alle diverse forze politiche ma concentrate nel sud, specialmente in Puglia, Campania e Calabria.
Il 30 giugno 2010 ha dichiarato che tra il 1992 e il 1993 «è ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della borghesia mafiosa».
Uscita dal PdL e adesione a Scelta Civica (dal 2012)
Pisanu è stato accreditato da più parti come uomo della fronda del PDL volta a costruire un governo senza Berlusconi. Secondo Wikileaks, Pisanu era coinvolto con Fini e Tremonti nella preparazione di un governo dopo-Berlusconi già nell’ottobre 2009. Il 7 settembre 2011 Pisanu ha affermato che serve un governo di larghe intese senza Berlusconi, partecipando poi ai convegni del Terzo Polo.
A seguito dell’insediamento del governo Monti, Pisanu ha auspicato che Monti possa essere candidato comune di PdL, PD e Terzo Polo nel 2013, venendo smentito dallo stesso Monti durante la conferenza stampa di fine anno. Nel dicembre del 2012 si allontana dal PdL per aderire al progetto della lista Con Monti per l’Italia del premier dimissionario Mario Monti, con la quale non è stato però candidato alle elezioni politiche del 2013.