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Giuseppe Ungaretti, vita e poesie del precursore dell’ermetismo

Era l’8 febbraio del 1888 quando nasceva ad Alessandria d’Egitto, il famosissimo poeta italiano Giuseppe Ungaretti. I suoi viaggi, il suo eterno girovagare, la guerra, la sofferenza e il mistero di questo poeta l’ha reso uno dei più grandi poeti del Novecento. Ungaretti ci lasciava nella notte tra il 1° e il 2 giugno del 1970 a causa di una broncopolmonite.
“Si sta come | d’autunno | sugli alberi | le foglie”.

Giuseppe Ungaretti, la vita del poeta

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto, nel quartiere periferico Moharrem Bek, ma venne registrato all’anagrafe il 10 febbraio (festeggiò sempre il suo compleanno in quest’ultima data) da genitori italiani originari della provincia di Lucca. Nacque in Egitto perché il padre era un operaio, impiegato allo scavo del Canale di Suez.

L’amore per la poesia sorse in lui durante questo periodo scolastico, intensificandosi grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, una domestica croata e una badante argentina.

Attraverso la rivista Mercure de France, si avvicinò alla letteratura francese, inizia così a leggere, le opere di Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Charles Baudelaire, ma anche Giacomo Leopardi e Friedrich Nietzsche. Durante il suo lavoro come corrispondente commerciale, realizzò alcuni investimenti sbagliati, stanco di un lavoro che non gli apparteneva, si trasferisce a Parigi per intraprendere gli studi universitari.



Il soggiorno in Francia, la guerra e l’amore

“Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia.

Il vero amore è una quiete accesa”.

A Parigi, ha frequentato per due anni le lezioni del filosofo Bergson, del filologo Bédier e di Strowschi alla Sorbonne e al Collège de France. Ha inoltre potuto conoscere molte importanti personalità dell’ambiente artistico internazionale come: Apollinaire, De Chirico, Modigliani, Palazzeschi e Papini.

Grazie a Papini, Soffici e Palazzeschi ha iniziato a collaborare con la rivista “Lacerba“. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, dopo aver partecipato attivamente alla campagna interventista e con l’ingresso dell’Italia in guerra ( 24 maggio 1915) si arruola come volontario nel 19° reggimento di fanteria.

Al suo rientro a Parigi, il 9 novembre del 1918, nel suo attico parigino, trovò il corpo dell’amico Apollinaire, stroncato dalla febbre spagnola.

A seguito delle battaglie sul Carso, cominciò a tenere un taccuino di poesie, che furono poi raccolte dall’amico Ettore Serra (un giovane ufficiale) e stampate, in 80 copie, presso una tipografia di Udine nel 1916, con il titolo “Il portosepolto“.

Nel 1920, il poeta conobbe e sposò Jeanne Dupoix, dalla quale avrà tre figli: un figlio, nato e morto nell’estate del 1921, Anna Maria, Ninon e Antonietto.



“Sono stato un uomo della speranza; anzi, il soldato della speranza”.  

Il trasferimento in Italia, gli ultimi viaggi e la morte

Nel 1921 si trasferì a Marino, vicino Roma, ed ha iniziato a collaborare con l’Ufficio stampa del Ministero degli Esteri. Nel 1925 ha aderito al fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti mentre nel 1928 si convertì al cattolicesimo.

In quegli anni collaborò con molti quotidiani, riviste francesi e italiane. Ha inoltre viaggiato molto per tenere varie conferenze ed ha ottenuto molti riconoscimenti ufficiali.

Dal 1931, inviato speciale per La Gazzetta del Popolo, compie viaggi in Egitto, Corsica, Olanda e in Italia meridionale. Nel 1936, durante un viaggio in Argentina, gli è stata offerta la cattedra di letteratura italiana presso l’Università di San Paolo del Brasile. Si trasferisce qui insieme alla sua famiglia ma nel 1939 il figlio Antonietto muore a causa di un’appendicite curata male e questa perdita segnerà per sempre l’animo del poeta.

Nel 1942 Ungaretti è tornato in Italia, dove è stato nominato Accademico d’Italia ed ha ottenuto la cattedra di Letteratura moderna e contemporanea presso l’Università di Roma.

Sempre nel 1942 la casa editrice Mondadori ha iniziato a pubblicare le sue opere. Nel 1970, invece, ottiene un prestigioso premio internazionale da parte dell’Università dell’Oklahoma, negli Stati Uniti, dove si è recato per l’ultimo viaggio.

Muore a Milano nella notte tra 1/2 giugno 1970 a causa della broncopolmonite. Il funerale è stato svolto a Roma il 4 giugno, nella Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura. È sepolto nel Cimitero del Verano insieme alla moglie Jeanne.



La poesia ungarettiana

La poesia di Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto Sepolto. Sia degli intellettuali de La Voce, sia degli amici francesi, da Guillaume Apollinaire a Louis Aragon, ne riconobbero la comune matrice simbolista.

Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di Benedetto Croce, che ne condannarono il frammentismo.

A riconoscere in Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell’ermetismo, che, all’indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, videro in Ungaretti il maestro e il precursore della propria scuola poetica.

Da allora la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.



La raccolta di poesie

  1. II porto sepolto, Udine, Stabilimento tipografico friulano, dicembre 1916; La Spezia, Stamperia Apuana, 1923.
  2. Natale, Napoli, 26 dicembre 1916.
  3. La guerre, Une poésie, Paris, Etablissements lux, 1919.
  4. Allegria di naufragi, Firenze, Vallecchi, 1919.
  5. L’allegria, Milano, Preda, 1931.
  6. Sentimento del Tempo, Firenze, Vallecchi, 1933.
  7. Poesie disperse, Milano, A. Mondadori, 1945.
  8. La guerra, I edizione italiana, Milano, 1947.
  9. Il dolore, 1937-1946, Milano, A. Mondadori, 1947.
  10. Derniers Jours, 1919, Milano, Garzanti, 1947.
  11. La terra promessa, Frammenti, Milano, A. Mondadori, 1950.
  12. Gridasti soffoco…, Milano, Edizioni Fiumara, 1951.
  13. Un grido e paesaggi, Milano, Schwarz, 1952.
  14. Les cinq livres, texte français établi par l’Auteur et Jean Lescure, Paris, Les éditions de minuit, 1953.
  15. Il taccuino del vecchio, Milano, A. Mondadori, 1960.
  16. Dialogo, con Bruna Bianco, Milano, Fògola, 1968.

Prosa e saggistica

  1. Il povero nella città, Milano, Edizioni della meridiana, 1949.
  2. Il deserto e dopo, Milano, A. Mondadori, 1961.
  3. Saggi e interventi, Milano, A. Mondadori, 1974.
  4. Invenzione della poesia moderna. Lezioni brasiliane di letteratura (1937-1942), a cura di Paola Montefoschi, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1984.

Traduzioni

  1. Traduzioni. St.-J. Perse, William Blake, Gongora, Essenin, Jean Paulhan, Affrica, Roma, Edizioni di Novissima, 1936.
  2. 22 sonetti di Shakespeare, Roma, Documento, Editore Libraio, 1944.
  3. 40 sonetti di Shakespeare, Milano, A. Mondadori, 1946.
  4. Da Góngora e da Mallarmé, Milano, A. Mondadori, 1948.
  5. Jean Racine, Fedra, Milano, A. Mondadori, 1950;.
  6. Visioni di William Blake, Milano, A. Mondadori, 1965.

Epistolari

  1. Lettere dal fronte a Gherardo Marone. (1916-1918), Milano, A. Mondadori, , 1978.
  2. Lettere a Soffici, 1917-1930, Firenze, Sansoni, 1981.
  3. Lettere a Enrico Pea, Milano, Libri Scheiwiller, 1983.
  4. Carteggio 1931-1962, con Giuseppe De Robertis, Milano, Il Saggiatore, 1984.
  5. Lettere a Giovanni Papini. 1915-1948, Milano, A. Mondadori, 1988.
  6. Correspondance Jean Paulhan, Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, Paris, Gallimard, 1989.
  7. L’allegria è il mio elemento. Trecento lettere con Leone Piccioni, Milano, Oscar Mondadori, 2013.
  8. Lettere a Bruna, a cura di Silvio Ramat, Milano, Mondadori, 2017.
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