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Governo, Conte dichiara: “Non lascio la politica alla fine del mandato”

Governo, il premier Giuseppe Conte dichiara che non lascerà la politica a fine mandato. Garantito un impegno a lungo termine.

Conte non lascerà la politica a fine mandato

“Dopo questo mio intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica”. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un colloquio con Repubblica annuncia un impegno a lungo termine. Precisa di pensare “al presente e non al mio futuro”, perché “iniziare a ragionare sul proprio futuro quando si ha un incarico così rilevante rischia di creare una falsa e distorta prospettiva”, “come un tarlo” che “finisce per distrarre o peggio per condizionare le scelte e le decisioni che si è chiamati ad assumere”, ma aggiunge: “Non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della politica”.

“La politica – riflette il premier – non è solo fondare un partito o fare il leader di partito o fare competizioni elettorali. Ci sono mille modi per partecipare alla vita politica e dare un contributo al proprio paese”. Infine, per rassicurare i partner della coalizione, ribadisce: “Qualsiasi contributo mi troverò a dare sarà comunque in linea con la mia inclinazione che sabato ho esplicitato: sono un costruttore, non sono divisivo”.

Sarà la giustizia, e in particolare la prescrizione, la prima tappa dello slalom di gennaio di Giuseppe Conte. Tappa spinosissima, perché M5S, Pd e Iv viaggiano su binari lontanissimi e il rischio è che lo stallo sulla riforma Bonafede inquini sul nascere il confronto nel governo dal quale il presidente del Consiglio vuol far ripartire la sua agenda.

Del resto, nonostante nella conferenza di fine anno abbia dato un suo netto imprinting alla direzione del governo giallorosso, la maggioranza resta fragile. Con l’ombra del nuovo gruppo alla Camera che, nonostante l’appello del premier a non destabilizzare, resta un’ipotesi sul tavolo. Il capo del governo arriverà al vertice sulla giustizia previsto il 7 gennaio probabilmente dopo aver completato l’insediamento di nuovi ministri alla Scuola e all’Università e Ricerca Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi.

La scelta dello spacchettamento, a livello numerico, avvantaggia il Pd e, allo stesso tempo, frena la possibile richiesta di un mini-rimpasto da parte dei Dem dopo le Regionali. Il Movimento, dal canto suo, si consola con la promozione del suo sottosegretario, la deputata Azzolina. La sua indicazione trova il gradimento dei vertici e forse scontenta l’ala ortodossa (tra i papabili c’era anche il presidente della commissione Cultura Luigi Gallo) ma non dovrebbe creare ulteriori crepe in un Movimento dove, da giorni, è in atto un tutti contro tutti.

Intanto, parte la sfida delle Regionali del 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Bonaccini presenta la lista a Imola con il sindaco di Milano Sala: ‘Se vinciamo, da qui parte la riscossa per l’Italia’. Mentre Salvini a Bologna attacca Conte. ‘Vive male, è ossessionato da me. La sua maratona si fermerà al primo chilometro’.

Attesa per il quinto discorso di fine anno che il presidente della Repubblica Mattarella pronuncerà martedì sera dal Quirinale.

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