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Governo Draghi tra luci ed ombre dei partiti: chi ha vinto e chi è rimasto deluso?

Il governo Draghi nasce tra luci ed ombre. La necessità di raccordo e coesione è tangibile, per sperare di risollevare le sorti di un Paese piegato dall’emergenza pandemica, dalla rovinosa discesa dell’economia e dal problema dell’occupazione.  Tanti partiti nel mucchio. Chi ha vinto e chi è rimasto deluso?


Il governo Draghi politico e tecnico: chi ha vinto e chi è rimasto deluso?

Parte ufficialmente il governo Draghi, tra luci ed ombre. Il Premier ha imbastito un governo misto, tra politici e tecnici, pronti a dare il meglio per le sorti della nazione. Non tutti i partiti, però, si ritengono soddisfatti dalle scelte del neo Presidente del Consiglio.

Questo non è soltanto un governo tecnico, come pronosticato da molti. Draghi ha cercato in tutti i modi di “accontentare” le differenti forze della maggioranza, creando sentimenti opposti. Chi ha vinto e chi è rimasto deluso?


Il M5S è rimasto deluso da Draghi?

I 5 Stelle sicuramente non saranno al settimo cielo. Non sarà semplice per loro far parte della stessa maggioranza di Forza Italia e Lega, soprattutto dopo le ultime parole di Beppe Grillo, in seguito alle consultazioni. Sicuramente, i 5 Stelle non avrebbero mai immaginato uno scenario simile, in seguito ai larghi consensi raccolti con le elezioni del 2018.

Invece, proprio durante la legislatura che li vedi protagonisti, saranno costretti a “sopportare” Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta. Inoltre, la presenza del sottosegretario Roberto Garofoli non è stata accolta bene dai pentastellati, a causa degli screzi risalenti all’epoca del suo ruolo all’interno del Mef. In quell’occasione, infatti, Luca Carabetta e Francesco Silvestri lo accusarono di conflitto d’interessi per “i legami con la Croce Rossa”.

Il Movimento ha la delegazione più numerosa, ovvero quattro ministri, con nomi tutti riconfermati, però non ha  nessun ministero di “spesa”. Sfumato il Mise, che passa alla Lega, Stefano Patuanelli è slittato all’Agricoltura. Anche il passaggio di Fabiana Dadone, dalla P.A. alle Politiche giovanili è stato vissuto come una sconfitta.

 Luigi Di Maio, invece, è stato riconfermato agli Esteri.


 

Il Pd tira un sospiro di sollievo, ma resta perplesso

A lungo si era temuto, nell’ipotesi in cui i ministeri fossero stati solo due, di dover scegliere tra Lorenzo Guerini, Andrea Orlando e Dario Franceschini. Invece, il Premier Draghi è riuscito a bilanciare le richieste, riservando  a tutti e tre ruoli di peso: Difesa, Lavoro e Cultura.

La vera perdita è quella del Mef. Gualtieri, considerato spesso vicino a Conte, era un uomo del Pd e la perdita del Mef, può risultare una vera batosta. Anche Orlando non avrà un incarico semplice, considerando l’imminenza della scadenza del blocco dei licenziamenti.


La Lega avrà un ruolo centrale, secondo Salvini

Draghi ha accontentato anche molte richieste del leader del Carroccio, Matteo Salvini. Alla Lega infatti è stato assegnato il Mise, il Turismo e la Disabilità, rispettivamente con Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia e Erika Stefani. In realtà, la riconferma all’Interno della Lamorgese indispettisce Salvini, a causa della cancellazione dei suoi decreti sicurezza.


Leu e Italia Viva nel governo Draghi

Roberto Speranza (Leu) è stato riconfermato alla Salute. Questa mossa non è piaciuta all’intero Centrodestra, da sempre contrapposto alle sue idee estremamente prudenti. Infatti, durante la prima e la seconda ondata di Covid, Speranza ha mantenuto la calma, dilazionando e posticipando le aperture all’inverosimile. Ciò ha scontentato soprattutto la Lega, pronta a scommettere su una politica diametralmente opposta, basata su una totale riapertura di ogni attività, per favorire la ripresa economica.

Accontentato anche Matteo Renzi, dal Presidente del Consiglio Draghi. Infatti, al leader toscano ed al suo partito è rimasto soltanto il Ministero delle Pari opportunità e della Famiglia, tra le mani di Elena Bonetti, nello stesso ruolo anche durante il Conte bis.

 Forza Italia non si dichiara entusiasta

Secondo i propri leader, Forza Italia non ha ottenuto quanto spettante. Nonostante la precedente posizione di marginalità, anche all’interno della stessa opposizione, Forza Italia ha mostrato un dilagante malumore, dopo aver ricevuto “soltanto” 3 ruoli chiave.

L’assegnazione di Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione, Maria Stella Gelmini agli Affari generali delle autonomie e Mara Carfagna al Sud non hanno colmato le richieste di Forza Italia, apparso, quindi, parzialmente insoddisfatto.

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