Chi sono i nuovi ministri del Governo guidato da Giorgia Meloni? Come capita in questi casi, raccontano agenzie di stampa e indiscrezioni varie, alcuni nomi, anche in posizioni chiave, resteranno ‘coperti’ fino alla fine. Al momento, Fratelli d’Italia esprimerà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, molto probabilmente Giovanbattista Fazzolari, fidatissimo consigliere di Giorgia Meloni.
Governo Meloni, chi sono i nuovi ministri: tutti i nomi
Sarà istituito il ministero del Mare, che dovrebbe inglobare la delega ai porti (strategica per gestire gli sbarchi irregolari, sottraendola alle Infrastrutture) e la premier terrà per il suo partito probabilmente la Difesa, di primaria importanza ora con il conflitto ucraino in corso (si parla sempre di Adolfo Urso e del generale Luciano Portolano, ma come vedremo è qui che può cambiare tutto all’ultimo momento); il Turismo (favorita Daniela Santanchè) e l’Agricoltura, ‘conteso’ da Roberto Berruti, Luca Di Carlo e Francesco Lollobrigida, attuale presidente dei deputati di Fdi e fedelissimo di Meloni (i rumors indicano Lollobrigida come ministro, non necessariamente per questa casella).
Al governo una posizione ci sarà anche per Guido Crosetto, tra i fondatori del partito. Qui potrebbe esserci una delle maggiori sorprese. Dalla Difesa discende il resto. Nonostante il ruolo di presidente dell’Aiad (la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza), Guido Crosetto sarebbe secondo alcune indiscrezioni a un passo dalla nomina. In tal caso il dominio dei dicasteri farebbe sì che a Urso verrebbe assegnato lo Sviluppo economico (che comprenderà la delega al Commercio estero).
Altro meloniano, l’attuale co-presidente di Ecr a Bruxelles, ‘tornato’ in Parlamento il 25 settembre scorso, Raffaele Fitto, avrà gli Affari europei. La delega ai Servizi segreti resta invece “in ballo”, e potrebbe tenerla Meloni stessa.
Crosetto alla Difesa, l’altra sorpresa principale sarebbe sull’incarico di vicepremier: nelle ultime ore Meloni sembra aver cambiato idea ed è orientata a non avvalersi di numeri due. Si era ipotizzato che Salvini e Tajani, oltre a un dicastero a testa, avrebbero avuto anche il ruolo di vicepremier. Potrebbe non essere così.
Alla Cultura dovrebbe finire il giornalista Gennaro Sangiuliano, attualmente alla direzione del Tg2 (ma il centrodestra deve trovare un altro nome per il Tg1, in vista delle prossime nomine in Rai). L’alternativa è lo scrittore Giordano Bruno Guerri. La premier in pectore non intende mollare la presa sulla Giustizia, con l’ex pm Carlo Nordio, favorito sull’azzurra Elisabetta Alberti Casellati, sponsorizzata da Silvio Berlusconi. L’ex presidente del Senato dovrebbe comunque diventare ministro, forse alle Riforme, così come Antonio Tajani. In bilico fino a ieri a causa delle ‘frasi filoputiniane’ del Cav, il numero due forzista dovrebbe spuntarla agli Esteri. Nessun problema neanche per Gilberto Pichetto Fratin (gradito a Meloni), che è in pole per la Transizione ecologica. L’Università dovrebbe essere assegnata alla forzista Gloria Saccani Jotti, mentre Annamaria Bernini sarebbe sempre in corsa per la Funzione pubblica o l’Istruzione.
Fronte Lega, Matteo Salvini dovrebbe andare alle Infrastrutture, Giancarlo Giorgetti all’Economia, il prefetto Matteo Piantedosi al Viminale, Roberto Calderoli agli Affari regionali, Simona Baldassarre alla Famiglia, Gianmarco Centinaio spera ancora nell’Agricoltura (ma quest’ultimo ministero potrebbe essere in extremis assegnato al meloniano Lollobrigida).
Il giurista Giuseppe Valditara è tra i papabili all’Istruzione. Partita ancora aperta per affidare un dicastero a ‘Noi moderati’, che hanno già ottenuto alcuni posti nell’Ufficio di presidenza di Camera e Senato e sono riusciti a formare i gruppi autonomi grazie a parlamentari di Fdi in prestito. Se i centristi dovessero spuntarla, ne beneficerebbe Maurizio Lupi (in lizza per i Rapporti con il Parlamento). Per il Lavoro si pensa a Marina Calderone. Alla Salute ci sarà un tecnico, Francesco Rocca della Croce Rossa è il favorito, in alternativa Guido Rasi (già direttore dell’Agenzia europea del farmaco) oppure Orazio Schillaci, rettore di Tor Vergata. A meno di un mese dalle elezioni, il nuovo governo sta per vedere la luce: sarà il più a destra di sempre nella storia repubblicana.