Economia

Il Green Deal europeo come arma non convenzionale: una strategia di autodistruzione economica e sociale

Green Deal
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Di Domenica De Rosa 

Nella storia delle civiltà, le grandi potenze non sono mai state abbattute solo da minacce esterne, ma spesso dall’implosione dei loro stessi modelli economici e sociali. L’Europa, con la sua ossessione regolatoria e il dogmatismo ecologista, sembra aver trovato nel Green Deal il perfetto strumento di autodistruzione. Un meccanismo che, in nome di una transizione imposta e non sostenuta da una reale capacità tecnologica ed economica, rischia di compromettere irreversibilmente il sistema produttivo continentale.

Albert Einstein bene diceva: “La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché.” L’Europa ha scelto il peggiore dei mondi: ha imposto una rivoluzione teorica ignorando la realtà della pratica industriale. Ha creduto di poter riscrivere in pochi anni le regole di un sistema energetico ed economico che ha richiesto secoli per consolidarsi, senza valutare l’impatto su imprese, cittadini e competitività globale.

Enrico Fermi, padre della fisica moderna, sosteneva che “Un esperto è una persona che ha fatto tutti gli errori che si possono fare in un campo molto ristretto.” Il problema dell’Europa è che sta commettendo errori su larga scala, con la presunzione di chi crede che l’ideologia possa sostituire la scienza e l’economia. Il Green Deal ha trasformato l’energia da infrastruttura strategica a campo di battaglia ideologico, aumentando la dipendenza da risorse esterne e rendendo il continente vulnerabile a crisi geopolitiche.

Antonino Zichichi, tra i più grandi fisici contemporanei, ha più volte evidenziato come “La scienza non è democratica, ma è oggettiva.” Eppure, l’Europa ha scelto di ignorare la scienza energetica e tecnologica in favore di una narrativa politica, illudendosi che sia possibile sostituire in pochi anni le fonti fossili senza un’alternativa concreta e scalabile.

Sergio Marchionne, pragmatico e visionario, ci ha ricordato che “Le regole devono avere un senso economico, altrimenti non funzionano.” Oggi, il settore automobilistico europeo è paralizzato da norme insostenibili, che minacciano non solo la sua competitività ma l’intera catena del valore industriale. Mentre gli Stati Uniti e la Cina adottano un approccio più flessibile, l’Europa si autoimpone vincoli che favoriscono solo la concorrenza extra-continentale.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’Europa sempre più fragile, con settori produttivi in crisi, imprese delocalizzate, cittadini gravati da costi energetici insostenibili e una dipendenza crescente da paesi che non condividono i suoi stessi principi. Se qualcuno avesse voluto indebolire il continente senza usare armi convenzionali, non avrebbe potuto escogitare una strategia migliore del Green Deal.

Onestamente non so più se questa Europa ha ancora il tempo di correggere questa deriva oppure è destinata a scoprire, sempre troppo tardi, che il più grande nemico della sua stabilità è stato generato dalle sue stesse istituzioni?

Domenico De Rosa