Cronaca

Green pass e zona gialla: quando arriva il nuovo decreto e cosa cambia

Tra la giornata di oggi e domani il governo dovrebbe prendere una decisione relativa al green pass con un nuovo decreto Covid. Ma cosa cambia? E quali sono le regole per quanto concerne la zona gialla?

Green pass e zona gialla: quando arriva il  decreto e cosa cambia

Se da un lato sembra esserci un’intesa sui criteri per il rilascio della Certificazione verde, che avverrebbe solo 14 giorni dopo la seconda dose e non la prima come accade invece attualmente, è ancora scontro sull’utilizzo più esteso. Il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi oggi o al più tardi giovedì: se entro questi termini si raggiungerà un’intesa, il decreto con le nuove regole per il Green Pass potrebbe arrivare già entro questa settimana ed entrare in vigore quindi da lunedì prossimo, il 26 luglio. Altrimenti, rischia di slittare ad agosto.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è favorevole a un utilizzo più esteso per il Green Pass, riservando l’entrata a bar e ristoranti, così come a treni e aerei, solo a chi è in possesso della Certificazione verde. Su questo però il centrodestra, e specialmente la Lega, è distante. Per Matteo Salvini “non ha senso” allargare in questo modo l’uso del passaporto sanitario, affermando che “chi parla di multe, divieti e chiusure danneggia il lavoro, la salute e la vita degli italiani”.

Un compromesso potrebbe arrivare con la soluzione proposta dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che ha suggerito di prevedere la stretta sul Green Pass solamente per le zone colorate, ma non quella bianca. O meglio, il certificato verrebbe comunque rilasciato in seguito alla seconda dose, ma servirebbe per entrare in un ristorante al chiuso o per salire su un treno solamente a partire dalla zona gialla.

La proposta di Confindustria

il Green Pass anche per accedere al luogo di lavoro, pena l’attribuzione di altre mansioni, ma anche la sospensione dall’impiego (e quindi dallo stipendio): è questa la proposta di Confindustria destinata a far discutere. Il dibattito è aperto: da un lato si sottolinea come, dal momento in cui la legge non prevede un obbligo vaccinale contro il coronavirus meno che per le professioni sanitarie, si apra un problema di privacy, mentre dall’altro c’è chi afferma che sia una facoltà legittima del datore di lavoro, che deve tutelare la salute degli altri dipendenti.


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