In Turchia, si sta registrando una strana strage di delfini. Sulle coste occidentali del Mar Nero, è stato osservato un insolito aumento delle morti di delfini. L’inizio della moria coincide con lo scoppio della guerra in Ucraina. Nelle ultime settimane sono stati ritrovate 80 carcasse, cosa che la Fondazione turca per la ricerca marina (Tudav) ha descritto come “un aumento straordinario“.
In un comunicato, il Tudav ha messo in guardia sugli effetti nefasti della guerra in Ucraina sull’ecosistema marittimo turco, e ha suggerito l’avvio di un programma di monitoraggio regionale per studiare a fondo gli effetti della guerra sui sistemi marini, atmosferici e terrestri.
La strage di delfini in Turchia: l’inquinamento acustico alla base
Secondo i ricercatori, l’inquinamento acustico nel nord del Mar Nero, che in questo periodo è teatro di intense attività militari e che sta ospitando 20 navi della marina russa, potrebbe aver spinto i cetacei a sud, verso le coste turche e bulgare, dove si sono arenati o sono rimasti catturati nelle reti da pesca, riporta il Guardian.
Impigliati nelle reti da pesca
Secondo le indagini condotte dal Tudav, circa la metà di questi delfini sono morti dopo essere rimasti impigliati nelle reti da pesca. Ma il destino dell’altra metà, dice Bayram Ozturk, presidente del Tudav è ancora una “domanda senza risposta“, in quanto nessun segno di impigliamento o ferite da arma da fuoco è stato trovato sulle carcasse. Secondo Ozturk una delle ipotesi della moria riguarda il “trauma acustico” causato dal rumore delle navi e dai sonar a bassa frequenza, noti per essere una seria minaccia per le specie marine, specialmente per i delfini, che utilizzano attivamente i suoni subacquei per nutrirsi e navigare.
Tuttavia, sottolinea Ozturk, bisogna rimanere cauti: “Non abbiamo prove su ciò che il sonar a bassa frequenza può causare nel Mar Nero, perché non abbiamo mai visto così tante navi, e così tanto rumore per un tempo così lungo, e la scienza richiede sempre prove”.