Cosa succede in Italia in caso di guerra tra Russia ed Ucraina? Ripercussioni non solo sulla vita di tutti i giorni, ma anche sull’economia di gran parte dell’occidente. Un conflitto che rischia di complicare ulteriormente la vita di famiglie e imprese italiane, già alle prese con gli effetti della crescita dell’inflazione sul paniere dei beni di largo consumo come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Guerra tra Russia ed Ucraina, cosa succede in Italia: i disagi sull’economia
In particolar modo, sono annunciati forti aumenti di prezzo per grano e mais con rimbalzi su pane, biscotti e allevamenti. Di conseguenza, sarebbero inevitabili ripercussioni su fatturato e occupazione per le filiere di settori strategici dell’export nazionale come moda, mobili e macchinari.
Secondo Coldiretti, a causa della crisi Ucraina-Russia le quotazioni del grano sono balzate del 2% in un solo giorno mentre il mais destinato all’alimentazione del bestiame ha raggiunto il valore massimo da sette mesi. Per l’Italia è ben più di un campanello d’allarme.
Le previsioni
Si tratta di un colpo mortale per gli allevamenti costretti a fare i conti anche con il caro energia a fronte di compensi ben al di sotto delle spese. Il mais, spiega la Coldiretti, è la componente principale dell’alimentazione degli animali, con l’Italia che è costretta ad importare il 53% del suo fabbisogno, a seguito della riduzione di quasi 1/3 della produzione interna negli ultimi 10 anni a causa delle speculazioni a danno degli agricoltori.
Dall’Ucraina, ricorda la Coldiretti, arriva in Italia grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell’import totale nazionale e una quantitativo di 107 mila tonnellate nei primi dieci mesi del 2021. Un valore quasi doppio rispetto a quello proveniente dalla Russia (44 mila tonnellate) dalla quale arriva anche il grano duro per la pasta (36 mila tonnellate). L’ Ucraina, rileva la Coldiretti, si colloca al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale, mentre la Russia, al primo, garantiscono insieme, circa 1/3 del commercio mondiale.