Guerra in Ucraina, Articolo 21 lancia il manifesto degli intellettuali pacifisti. Un manifesto simbolico dove giornalisti, intellettuali e non solo, possono apporre la propria firma contro la deriva in corso nel Paese.
Cosa sta succedendo
A causa del conflitto in Ucraina sempre più voci critiche sono censurate. Basti pensare al giornalista di guerra Toni Capuozzo il cui profilo Twitter è stato chiuso, o al professore Alessandro Orsini che si vide cancellare il contratto della Rai e rimosso da Wikipedia, o ancora ai tanti pacifisti che faticano a esprimersi negli studi televisivi. Insomma, chi assume una posizione dissonante viene censurato e spesso criticato.
La linea pacifista
La linea pacifista non implica sostenere l’aggressione russa, al contrario, bensì essere contrari all’invio di armi, strumenti di morte e distruzione. Preferire il dialogo, mediare, ridurre la tensione. Anche il Pontefice condivide tale posizione ma chi si pronuncia in tal senso viene inesorabilmente etichettato come “filorusso”. E anche la cultura paga per questa deriva: il boicottaggio dello studio della letteratura è un chiaro esempio. Si può anche non condividere un’opinione diversa, ma bisogna rispettarla. Tra l’altro ciò rappresenta un principio costituzionale inviolabile.
L’appello
Per questo motivo Articolo 21 lancia un appello alla pace e alla libertà d’espressione nel mondo dell’informazione con giornalisti e intellettuali del Paese. Esso vuole essere un momento di dibattito per gli addetti dell’informazione e per chi dell’informazione usufruisce.
Come aderire
L’appello è aperto chiunque condivida tali posizioni sulla libertà di espressione ed in particolare sul conflitto in Ucraina. Per aderire basta inviare una e-mail a redazione@articolo21.info. Dopodiché la firma comparirà sul sito dell’Associazione. Essa riunisce esponenti del mondo della comunicazione, della cultura e dello spettacolo, giornalisti, giuristi ed economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero espresso nell’Art. 21 della Costituzione.