Cronaca

Hackerato il sito di Charlie Hebdo: rabbia dell’Iran dopo le vignette

Il sito del giornale satirico Charlie Hebdo, oggi, 5 gennaio, è stato hackerato. A quasi otto anni dall’attentato contro la redazione del giornale satirico, il 7 gennaio 2015 nel cuore di Parigi, e in piena polemica con Teheran per le ultime caricature riguardanti il leader supremo Ali Khamenei, la giustizia francese ha aperto oggi un’inchiesta riguardante l’attacco informatico di cui è stato oggetto il sito web del giornale. La denuncia è stata presentata alla giustizia francese dalla stessa direzione di Charlie Hebdo.

Hackerato il sito di Charlie Hebdo

Nel pomeriggio di oggi, 5 gennaio, il sito del giornale risultava accessibile ma non la sua boutique on-line. Intervistato ieri da France Inter, Riss, il direttore del settimanale tra i pochi scampati all’attacco jihadista del 2015, aveva riferito di aver già subito “attacchi informatici dal Pakistan. Ma è un po’ un classico per Charlie, dovevamo aspettarcelo. Se ormai è solo questo, non è tanto grave“.

Non è la prima volta che il sito della rivista satirica viene presa di mira dagli hacker: i primi attacchi si sono registrati poco dopo l’eccidio avvenuto nella sede della redazione del giornale il 7 gennaio 2015, dove sono morte 12 persone per aver osato pubblicare vignette su Maometto.



La chiusura dell’IFRI

L’Iran stamani ha annunciato la chiusura dell’Istituto francese di ricerca in Iran (IFRI), dopo che il settimanale satirico Charlie Hebdo ha pubblicato vignette ritenute offensive nei confronti della guida suprema iraniana Ali Khamenei.

Nel comunicato del ministero degli Esteri iraniano si legge: “Il ministero sta chiudendo le attività dell’Istituto di ricerca francese in Iran (IFRI) come primo passo”.

Minacce dirette ad un vignettista italiano

Minacce social che hanno riguardato un vignettista italiano della provincia di Arezzo, autore di una delle immagini pubblicate nell’ultimo numero di Charlie Hebdo, hanno indotto le autorità ad alzare i livelli di vigilanza intorno a lui. L’uomo, 59 anni, è uno dei 35 vincitori del concorso bandito dalla pubblicazione francese e una sua vignetta è stata pubblicata nel numero dedicato al regime iraniano che ha suscitato forti reazioni a Teheran. Secondo quanto appreso le forze dell’ordine hanno avviato misure a tutela della sicurezza personale dell’uomo.


Un manifestante condannato a morte

Intanto un tribunale iraniano nella città di Zahedan ha condannato a morte un manifestante disabile di 22 anni con l’accusa di “corruzione sulla Terra”. Lo affermano gli attivisti, stando al portale IranWire. Mansour Dehmordeh, di etnia beluci, è stato processato il 3 gennaio ma è stato informato della sentenza dal giudice due giorni dopo, secondo Haalvsh, un gruppo che monitora le violazioni dei diritti della minoranza sunnita in Iran.

Mansour ha confessato di aver lanciato delle pietre e dato fuoco a una gomma, ma il giudice ha risposto che chiunque protesti contro il governo di Khamenei sarà condannato a morte“, ha riferito una fonte.

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