La serie Hanno ucciso l’uomo ragno, dedicata agli 883 su Sky, è divisa tra realtà e finzione. A chiarire i dubbi è la moglie di Max Pezzali, Debora Pelamatti in quanto spiega che la serie è ispirata al libro I cowboy non mollano mai, scritto dallo stesso Pezzali. Questo significa che, pur attingendo da eventi reali, la serie introduce elementi di finzione e alcune novità.
Hanno ucciso l’uomo ragno, tra realtà e finzione
Una delle scene più chiacchierate è quella in cui Max e Mauro catturano un rospo per impressionare un famoso deejay. Debora ha confermato che tale episodio è frutto della fantasia degli sceneggiatori.
In un lungo post su Facebook, ha spiegato che, pur essendo un episodio divertente, non ha corrispondenza con la realtà. Max non ha mai interagito con i rospi e il deejay in questione, amico della coppia, non ha mai avuto a che fare con droghe. Questo chiarimento ha aiutato a separare il vero dalla finzione.
Debora ha anche messo in evidenza altre imprecisioni presenti nella serie. Ha sottolineato che Max non è mai arrivato in ritardo a un appuntamento e che gli anni scolastici mostrati sono errati, poiché Pezzali si è diplomato prima di quanto rappresentato.
Gli sceneggiatori hanno anche invertito i nomi dei licei frequentati e il soprannome “Max” è un derivato dal suo nome completo, Massimo.
Inoltre, gli strumenti musicali utilizzati nel corso della storia sono stati tutti acquistati da suo padre, Sergio, e la figura di Silvia, la ragazza per cui Max scrisse la sua prima canzone, è un amalgama delle caratteristiche di più fidanzate del cantante.
Debora ha concluso ringraziando i fan per il successo della serie e ha apprezzato la rappresentazione della sua città, Pavia, sottolineando come la storia di Max sia stata raccontata in modo straordinario.
La serie, quindi, si rivela un mix di eventi reali e invenzioni artistiche, creando un racconto che affascina e intrattiene il pubblico.