Protagonista dell’ultima fase delle istituzioni repubblicane a Roma, Gaio Giulio Cesare venne assassinato a seguito di una congiura promossa da Bruto e Cassio alle Idi di Marzo il 15 del 44 a. C., dopo esser stato nominato dittatore a vita. Dopo la sua morte inizierà il periodo della Roma imperiale di Ottaviano Augusto.
Idi di Marzo: omicidio di Giulio Cesare
Detto Cesaricidio, l’assassinio di Gaio Giulio Cesare, avvenuto il 15 marzo del 44 a.C. le Idi di Marzo, a opera di un gruppo di senatori che si consideravano custodi e difensori della tradizione e dell’ordinamento repubblicani e che, per loro cultura e formazione, erano contrari a ogni forma di potere personale.
Temendo che Cesare volesse farsi re di Roma, un numero variabile di circa 60 o 80 senatori, guidati da «Gaio Cassio, Marco e Decimo Bruto» congiurarono per uccidere il dittatore.
Tra essi, oltre ai Pompeiani e ai repubblicani, vi erano i sostenitori di Cesare che furono spinti a compiere questo assassinio prevalentemente da motivi personali: per rancore, invidia e delusioni per mancati riconoscimenti e compensi.
Com’è andato per davvero l’omicidio di Giulio Cesare?
Il dictator si lasciò convincere da Decimo Bruto a presentarsi ai senatori, nonostante i presagi avversi e i tentativi di uno schiavo, del maestro Artemidoro di Cnido e dell’aruspice Spurinna di metterlo in guardia.
Alle 11 Cesare uscì di casa senza scorta e percorse la Via Sacra tra due ali di folla acclamante.
Arrivato nella Curia, mentre Trebonio, un congiurato, tratteneva il generale Marco Antonio con una scusa, il dictator venne circondato dai congiurati, i cesaricidi.
Tullio Cimbro si gettò ai suoi piedi, come per implorarlo, tirandogli la toga: era il segnale convenuto. Publio Casca colpì Cesare con il pugnale, ferendolo: «Scelleratissimo Casca, che fai?», reagì lui, colpendolo a sua volta.
Poi gli altri congiurati gli furono addosso. Quando vide brillare la lama del “suo” Marco Bruto, Cesare cadde ai piedi della statua di Pompeo, suo nemico nella guerra civile del 49 a.C., e morì colpito da 23 coltellate.
Tu quoque, Brute, fili mi
Cesare non pronunciò la famosa frase Tu quoque, Brute, fili mi. Lo scrittore latino Svetonio riferisce che morendo Cesare disse in greco Kai su teknòn (anche tu, figlio), perché quella era la lingua dell’élite romana.
Ma questa versione dei fatti è poi messa in dubbio dallo stesso Svetonio, secondo il quale Cesare, in quel fatidico giorno delle idi di marzo del 44 a. C., emise solo un gemito, senza riuscire a profferire parola.
La frase in greco ebbe però fortuna.
I senatori fuggirono in preda al panico. I congiurati si sparpagliarono per informare il popolo. E il corpo restò nell’atrio dell’edificio per ore, prima che tre schiavi lo caricassero su una lettiga per riportarlo a casa.
Chi era Giulio Cesare?
Gaio Giulio Cesare fu un personaggio chiave nella storia romana, proprio grazie alla sua dittatura ci fu un primo avvicinamento alla monarchia, inoltre fu un grande condottiero che guidò i suoi eserciti alla conquista della Germania, Britannia, Gallia, Grecia, Egitto e Ponto.
Nel 44 a.C. Cesare nominò console Marco Antonio, questo gesto provocò rancore in Cassio che iniziò a cercare tutti i nemici che Cesare si era fatto durante la sua dittatura, con le altre persone che volevano Cesare morto iniziò ad organizzare un omicidio che si consumò il 15 marzo del 44 a.C., nel giorno delle Idi di marzo.
Si racconta che prima dell’assassinio di Cesare ci furono vari segni, si udirono rumori strani nella notte, durante un sacrificio Cesare non riuscì a trovare il cuore della bestia che stava uccidendo, segno di malaugurio.
La tradizione vuole che la notte prima dell’omicidio la moglie di Cesare avesse sognato di tenere fra le braccia il marito morto, lo stesso Cesare sognò di stare con Giove nel cielo, avvolto dalle nuvole.
Ma il segno più impressionante fu l’iscrizione sulla tomba del fondatore di Capua Capi che recitava:
“Quando verranno scoperte le ossa di Capi, un discendente di Iulo verrà assassinato per mano dei suoi consanguinei, e subito sarà vendicato con grandi stragi e lutti per l’Italia.”