Igor Stravinskij è stato un compositore e direttore d’orchestra russo naturalizzato francese nel 1934, poi divenuto statunitense nel 1945.
La maggior parte dei suoi lavori rientrano nell’ambito del neoclassicismo prima e della serialità poi, ma la sua popolarità presso il grande pubblico si deve ai tre balletti composti durante il suo primo periodo e creati in collaborazione con i Balletti russi: L’uccello di fuoco (1910), Petruška (1911) e La sagra della primavera (1913), opere che reinventarono il genere musicale del balletto. Stravinskij scrisse per ogni tipo di organico, spesso riutilizzando forme classiche.
La sua opera omnia include composizioni d’ogni genere, dalle sinfonie alle miniature strumentali. Ottenne anche grande fama come pianista e direttore d’orchestra, dirigendo spesso le prime delle sue composizioni. Fra i vari concetti espressi senza dubbio la frase «la musica è incapace di esprimere niente altro che se stessa» è la più famosa e rappresentativa del compositore, che si rifà allo slogan francese ottocentesco “l’art pour l’art”.
In questa luce si può intendere il suo radicale anti-wagnerismo. Tipico russo cosmopolita, Stravinskij fu uno dei più apprezzati compositori del XX secolo, sia nel mondo occidentale che nel suo paese d’origine.
Igor Stravinskij, leggendario compositore russo
Stravinskij nacque a Oranienbaum (oggi Lomonosov), nelle vicinanze di San Pietroburgo, in Russia, il 17 giugno 1882. La sua infanzia, dominata da un padre autoritario, fu la cosa più lontana dall’artista cosmopolita che sarebbe poi divenuto.
Terzo di quattro figli, ebbe sempre rapporti difficili in famiglia. Trascorse i lunghi inverni nell’appartamento di città e le brevi estati in campagna, a Ustyluh, riportandone felici ricordi tra cui i canti delle donne dei villaggi che rimasero impressi indelebilmente nella sua memoria.
I primi anni
Anche se il padre, Fëdor Ignat’evič Stravinskij, era un celebre basso del Teatro Mariinskij, il giovane Igor non si dedicò alla musica fino ai nove anni quando intraprese lo studio del pianoforte; i suoi progressi furono rapidi, iniziò presto ad improvvisare e a leggere spartiti d’opera.
Dopo il liceo fu indirizzato a studi di giurisprudenza a cui si dedicò senza convinzione, laureandosi tuttavia nel 1905; continuò comunque per proprio conto gli studi di armonia e contrappunto e di pianoforte con Madame Khachperova, che era stata alunna di Anton Rubinstein.
All’università conobbe il figlio di Nikolaj Rimskij-Korsakov, Vladimir, che divenne suo buon amico e che, nel 1902, gli fece conoscere il padre. Rimskij lo accolse inizialmente con riserva e gli sconsigliò di iscriversi al Conservatorio; in seguito, però, accettò di dargli lezioni private e lo prese come allievo.
Il legame fra Stravinskij e il suo maestro durò fino alla morte di quest’ultimo nel 1908 e fu sempre caratterizzato da un grande affetto reciproco, anche se Stravinskij stesso ammise di ritenerlo piuttosto superficiale sia come uomo che come musicista. Stravinskij si considerò sempre autodidatta in qualità di compositore; pur avendo avuto insegnamenti preziosi sull’armonia e sull’orchestrazione, non ritenne mai Rimskij-Korsakov all’altezza in materia di composizione.
In giovane età, il 23 gennaio 1906, sposò la cugina Katerina Nossenko, che frequentava sin dall’infanzia. I due ebbero quattro figli, Fëdor (detto Theodore) nel 1907, Ludmilla nel 1908, Svjatoslav (detto Soulima) nel 1910 e Milena (detta Mika) nel 1914.
I suoi primi studi ebbero come risultato la Sinfonia in mi bemolle nel 1907, opera convenzionale che presenta ancora molte influenze della musica dì Rimskij Korsakov, e la suite di canzoni Le faune et la bergère dedicata alla moglie.
L’incontro con Djagilev e i primi successi
Seguirono due lavori sinfonici, Feu d’artifice e lo Scherzo fantastique, entrambi del 1908; queste ultime opere attirarono l’attenzione di Sergej Djagilev che le ascoltò ai Concerti Ziloti il 6 febbraio 1909 a San Pietroburgo.
Alla morte del maestro, Stravinskij, sinceramente addolorato, compose in sua memoria un Canto funebre per coro e orchestra. Nel 1909 Djagilev gli commissionò l’orchestrazione di due brani di Chopin per il suo balletto Les Sylphides, ma subito dopo gli chiese la composizione di un balletto originale, L’uccello di fuoco, tratto da una fiaba russa.
Il compositore, che aveva già iniziato la stesura di un’opera, Le rossignol, mise da parte questo lavoro e si dedicò alla scrittura del balletto che terminò nel maggio 1910.
Stravinskij nel mese di giugno lasciò la Russia per recarsi a Parigi per la prima rappresentazione della sua opera realizzata dai Balletti russi di Sergej Djagilev e con la coreografia di Michail Fokin. Il successo fu notevole e Stravinskij divenne subito celebre ponendosi all’attenzione della vita musicale europea; fu in questa occasione che conobbe Claude Debussy con cui rimase amico per tutta la vita.
Il musicista si trasferì in Svizzera con la famiglia e l’anno seguente, con Petruška, realizzato ancora per Djagilev, compose un’opera in cui le sue caratteristiche musicali si delinearono nettamente. Sarà però con La sagra della primavera che il musicista si porrà all’attenzione mondiale: la sua prima, il 29 maggio 1913 (coreografia di Vaslav Nijinskij), resterà famosa come La battaglia del Sacre, ottenendo un successo clamoroso tra liti furibonde, insulti, denigrazioni ed entusiasmo delle avanguardie.
Nel 1914 Stravinskij fece l’ultimo viaggio in Russia, dopo di che, a causa dello scoppio della guerra e successiva Rivoluzione d’ottobre, fu costretto a stabilirsi in Svizzera, lasciando tutti i suoi beni in patria, e ad affrontare notevoli difficoltà economiche. In questo difficile periodo fu aiutato da amici, in seguito riuscì poi ad attirare i committenti e molte delle sue opere furono da allora scritte per occasioni specifiche e generosamente retribuite.
Dopo la Sagra Stravinskij abbandonò le composizioni scritte per grandi compagini orchestrali e realizzò opere per un numero ristretto di esecutori; questo era dovuto sia al fatto che con la guerra l’attività dei Balletti russi si era interrotta, sia perché gli scarsissimi mezzi finanziari non permettevano grosse realizzazioni.
Con due amici, lo scrittore Charles-Ferdinand Ramuz e il direttore d’orchestra Ernest Ansermet, realizzò allora uno spettacolo ambulante, un piccolo teatro da spostare di paese in paese; nacque così l’Histoire du soldat nel 1918. Il progetto di girare attraverso la Svizzera con lo spettacolo fu però bruscamente interrotto dall’epidemia di influenza spagnola che colpì Stravinskij e gran parte dei suoi amici e collaboratori. Una volta guarito, durante un viaggio a Parigi, il musicista riprese i contatti con Djagilev che si adoperò per farlo di nuovo collaborare con i Balletti russi.
Il musicista mostrava un inesauribile desiderio di imparare ed esplorare l’arte e la letteratura ed era sempre disponibile a lavorare con artisti e musicisti; questo desiderio si manifestò in molte delle sue collaborazioni parigine. Djagilev gli propose di realizzare un nuovo balletto su musiche di Pergolesi; per realizzarlo Stravinskiji collaborò con Pablo Picasso per l’allestimento delle scene e per i costumi; la nuova opera, Pulcinella, terminata nel 1920, segnò l’inizio del suo periodo neoclassico.
Vita in Francia
Dopo la prima di Pulcinella Stravinskij lasciò definitivamente la Svizzera per stabilirsi in Francia, soggiornando inizialmente in Bretagna a Carantec. Questo avvenimento segnò notevolmente la sua vita e la sua attività, aprendo un nuovo periodo più vasto per conoscenze, viaggi e interessi e portandolo anche a essere interprete delle proprie composizioni in molti concerti.
Relativamente alto di statura, ma non certo un bell’uomo secondo le convenzioni comuni, Stravinskij era tuttavia molto fotogenico, come dimostrano numerose sue fotografie; era indubbiamente un “uomo di mondo” ed avendo innumerevoli conoscenze si chiacchierò molto su sue presunte avventure con donne della buona società, tra cui anche Coco Chanel.
Stravinskij era però molto legato alla famiglia e devolveva gran parte del suo tempo e delle sue entrate alla moglie e ai figli. Il musicista rimase sposato con Katerina fino al 1939 quando lei morì di tubercolosi, ma il legame sentimentale più significativo fu quello con la seconda moglie Vera de Bosset con la quale intrecciò una relazione già durante il primo matrimonio.
Quando Stravinskij e Vera si conobbero, nei primi anni venti, lei era sposata con il pittore e scenografo Serge Sudeikin; la loro relazione divenne ben presto seria e Vera decise di abbandonare il marito. Quando Katerina ne venne a conoscenza accettò la cosa come un fatto inevitabile. Dopo la sua morte, i due si sposarono a New York nel 1940.
Londra, Parigi, Montecarlo e States
Nell’inverno del 1920 si trasferì con la famiglia a Garches dove terminò l’anno seguente le Sinfonie di strumenti a fiato scritte in memoria di Debussy. Nell’estate del 1921 soggiornò per diverse settimane a Londra dove fu rappresentata La sagra della primavera; qui con Djagilev progettò un nuovo lavoro basato su una novella di Puškin che sarà l’opera buffa Mavra.
Alla fine dell’estate 1921 Stravinskij si trasferì di nuovo spostandosi ad Anglet presso Biarritz; durante l’inverno lavorò ancora a Mavra e fece diversi viaggi a Parigi per impegni presi con la casa musicale Pleyel e a Montecarlo dove si stavano facendo le prove di un altro suo balletto, Renard.
Nel 1923 vi fu la prima rappresentazione de Les noces, ultimo lavoro di ispirazione russa del compositore. Il clima oceanico di Biarritz non piaceva molto a Stravinskij e per questo motivo egli decise di spostarsi ancora, a Nizza, nell’autunno del 1924.
Il 1925 fu l’anno del primo viaggio del compositore negli Stati uniti dove rimase due mesi per una serie di concerti. Rientrato in Francia compose tra il 1926 e il 1927 l’opera-oratorio Oedipus Rex, collaborando per il testo con Jean Cocteau.
Viaggi
Viaggiando moltissimo, Stravinskij divenne presto un cosmopolita, rivelando un notevole istinto per le questioni di lavoro e dimostrando di sentirsi a proprio agio e rilassato in molte grandi città. Parigi, Venezia, Berlino, Londra e New York: tutte ospitarono sue apparizioni con successo, sia come pianista che come direttore d’orchestra.
La maggior parte delle persone che lo conoscevano per via delle sue performance pubbliche ne parlava come di una persona cortese, gentile e servizievole. Otto Klemperer, che conosceva bene anche Schoenberg, diceva di aver sempre trovato Stravinskij molto più cooperativo e più facile da trattare.
Il gusto di Stravinskij in campo letterario era ampio e rifletteva il suo costante desiderio di nuove scoperte. I testi e le fonti per il suo lavoro partirono da un iniziale interesse nel folklore russo, attraversarono gli autori classici e la liturgia latina, per fermarsi alla Francia contemporanea (André Gide, con Perséphone), alla letteratura inglese: Auden, Thomas Stearns Eliot, la poesia medievale e anche alle opere di Shakespeare.
Nel periodo fra le due guerre la sua attività fu molto intensa. Nel 1928 terminò la stesura di un balletto neoclassico, Apollon Musagète che fu realizzato con la coreografia di George Balanchine. Nel 1930 compose la Symphonie de Psaumes, una delle sue opere più conosciute.
Dopo tre anni passati a Voreppe nell’Isère, si stabilì definitivamente a Parigi nel 1934 e acquisì la cittadinanza francese. In questo periodo scrisse Perséphone (1934), Jeu de cartes (1936), il Concerto in mi bemolle “Dumbarton Oaks” (1938).
Gli anni fra il 1939 e il 1940 furono i più bui per il compositore: vennero infatti a mancare, a breve distanza l’una dall’altra, la madre, la moglie e la figlia Mika; egli stesso fu a lungo ricoverato per una grave tubercolosi. Le sue composizioni però non risentirono di queste vicende; le implicazioni emotive delle sue esperienze umane non influenzarono mai la sua musica, infatti l’aspetto sentimentale non ha mai fatto parte della sua concezione dell’arte.
Vita negli Stati Uniti
Nel 1939 partì per gli Stati Uniti dove fu chiamato per tenere un corso di poetica musicale ad Harvard. Sorpreso dagli eventi bellici si stabilì prima a Los Angeles e poi ad Hollywood e divenne cittadino naturalizzato nel 1945, vivendovi fino alla sua morte nel 1971.
Nel luglio 1941 realizzò, come aveva già fatto nel 1919 con La Marsigliese, un arrangiamento dell’inno americano The Star-Spangled Banner eseguendolo in prima esecuzione a Boston il 14 ottobre di quell’anno; poiché le leggi del Massachusetts proibivano qualsiasi trascrizione dell’inno, Stravinskij non poté più eseguirlo, a seguito anche di un intervento della polizia locale.
Pur essendo russo, s’era adeguato già a vivere in Francia, ma traslocare ora così lontano all’età di cinquantotto anni dava una prospettiva veramente diversa. Per un certo periodo conservò un circolo di amici e conoscenti emigrati russi, ma infine si rese conto che questo suo comportamento non avrebbe favorito o sostenuto la sua vita intellettuale e professionale in quel paese.
Mentre progettava di scrivere un’opera con W.H.Auden, il futuro The Rake’s Progress, il bisogno di acquisire maggior familiarità con il mondo anglofono coincise con il suo incontro con il direttore d’orchestra e musicologo Robert Craft. Craft visse con Stravinskij fino alla sua morte, in qualità di interprete, cronista, assistente direttore e factotum per infiniti compiti musicali e sociali.
A differenza di molti altri compositori Stravinskij non si dedicò mai all’insegnamento, per sua stessa ammissione riteneva di non avere alcuna inclinazione al riguardo. Nel 1951 con l’opera The Rake’s Progress, Stravinskij giunse al culmine e al termine del periodo neoclassico.
Reinventandosi ancora una volta egli si accostò alla tecnica dodecafonica, soprattutto dopo la conoscenza dell’opera di Anton Webern, compiendo un cammino progressivo che, grado per grado, lo portò a scrivere la Cantata (1952), il Settimino (1953), In memoriam Dylan Thomas (1954), il Canticum Sacrum nel 1955, il balletto Agon del 1957 e Threni nel 1958.
Questa sua “conversione” suscitò molti clamori e polemiche; in realtà bisogna considerare l’esperienza seriale di Stravinskij nell’ottica del suo bisogno di acquisire e ripensare modelli già storicizzati; appartenendo ormai al passato, la dodecafonia fu per lui un esempio da cui attingere e ricreare, scrivendo ex novo, secondo il suo personalissimo metro, brani musicali come aveva già fatto negli anni precedenti con musiche di epoche e di autori del passato.
Morte
Viaggiò moltissimo, soprattutto in Europa, come direttore di concerti di sue composizioni. Nel 1958 diresse un concerto dedicato alle sue musiche al Teatro La Fenice con l’Orchestra Sinfonica ed il Coro del Norddeutscher Rundfunk di Amburgo ripreso dalla RAI e Oedipus Rex alla Wiener Staatsoper.
Nel 1962 accettò un invito a ritornare in patria per una serie di sei concerti a Mosca e Leningrado, ma rimase un emigrato con forti radici in Occidente. Si interessò anche alla scrittura ebraica scrivendo tra il 1962 e il 1963 la ballata sacra Abramo e Isacco.
Continuò a scrivere musica fin quasi alla fine della sua vita, la sua ultima opera importante sono i Requiem Canticles del 1966; dal 1967 in poi la sua salute andò man mano peggiorando e subì diversi ricoveri in clinica. Fu ancora in grado di viaggiare a Parigi e a Zurigo, a dedicarsi a trascrizioni da Il clavicembalo ben temperato e alla strumentazione di due lieder di Hugo Wolf.
Nel 1969 si ammalò di una grave forma di bronchite, riacutizzazione della vecchia tubercolosi. Nel 1970, invitato in Italia, annunciò di voler tornare in Europa lasciando la California, facendo prima tappa a New York in attesa di trasferirsi a Parigi. Un edema polmonare lo costringerà però a rimanere a New York in un appartamento della Fifth Avenue, da lui appena acquistato, dove si spegnerà a ottantotto anni nella notte fra il 6 e il 7 aprile 1971 per una crisi cardiaca.
Per sua espressa richiesta, la sua tomba è vicina a quella del suo collaboratore di vecchia data, Sergej Djagilev a Venezia nel settore ortodosso del cimitero monumentale dell’isola di San Michele.
Secondo Robert Siohan il governo sovietico avrebbe offerto alla famiglia la possibilità di inumare il corpo a Leningrado, ma la moglie del musicista rifiutò la proposta, certa di essere così fedele ai desideri del marito.
La sua vita ha racchiuso buona parte del XX secolo, e anche molti degli stili musicali classico moderni, influenzando altri compositori sia durante che dopo la sua vita. Fu sistemata una stella a suo nome al numero 6340 di Hollywood Boulevard, all’interno della Hollywood Walk of Fame.