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Il “pezzotto per vedere calcio in TV è illecito ma non reato: in 13 puniti solo con una multa

Pirateria audiovisiva, sequestri a Salerno

Foto di repertorio

Il Tribunale di Lecce ha stabilito che utilizzare il cosiddetto “pezzotto”, un sistema che consente l’accesso illegale ai contenuti delle pay TV tramite IPTV, non costituisce reato penale ma è punibile con una sanzione amministrativa di 154 euro. La decisione arriva in un contesto in cui la lotta alla pirateria digitale, in particolare nel settore delle pay TV, è diventata sempre più serrata grazie a tecnologie come il sistema Piracy Shield, utilizzato per contrastare la trasmissione non autorizzata di eventi sportivi e altri contenuti protetti.

La sentenza sul pezzotto: un illecito amministrativo, non penale

La sentenza ha assolto gli imputati con la formula “il fatto non è previsto dalla legge come reato“, sottolineando che l’uso del “pezzotto” avveniva esclusivamente per scopi personali e non commerciali. Le persone coinvolte accedevano a contenuti sportivi, film, documentari e programmi televisivi senza partecipare attivamente alla produzione o distribuzione dei supporti informatici che consentono la trasmissione illecita.

Secondo la Corte, non vi sono prove sufficienti che dimostrino un coinvolgimento diretto degli imputati nella creazione o diffusione dei dispositivi o dei software utilizzati per l’accesso ai contenuti piratati. Inoltre, si esclude il reato di ricettazione, che comporterebbe pene detentive da uno a quattro anni, perché i supporti informatici erano destinati unicamente a uso personale.

Il caso e l’evoluzione giuridica

L’inchiesta riguardava 23 imputati, residenti nella provincia di Lecce, accusati di aver acquistato accessi illegali da un fornitore situato a Gallarate (Varese). I pagamenti avvenivano tramite Postepay, consentendo agli utenti di accedere a piattaforme come Sky, Dazn, Mediaset Premium e Disney Channel a costi ridotti. La prima tranche di imputati era già stata assolta nei mesi scorsi, mentre i restanti, che avevano optato per il rito abbreviato, hanno ricevuto lo stesso trattamento giudiziario.

La decisione del Tribunale di Lecce si allinea con precedenti della Corte di Cassazione, che ha chiarito la distinzione tra uso personale e commerciale dei supporti informatici illegali. In questi casi, l’illecito prefigurato rientra nell’ambito amministrativo, senza implicazioni penali, a meno che non vi sia una finalità di lucro o una diffusione su larga scala.

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