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Il ministro Cingolani riferisce sui gravi incendi delle ultime settimane

Nel corso della seduta 555, il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha analizzato il fenomeno degli incendi, fornendo dati della Cufa, Protezione Civile e Legambiente. Il ministro Cingolani ha anche sviscerato le cause degli incendi ed ha spiegato quanto effettivamente il fattore umano sia determinante. I gravi incendi delle ultime settimane non hanno dilaniato soltanto la Macchia mediterranea, bensì anche altre porzioni geografiche, producendo pericolosissime conseguenze.

Il ministro Cingolani sui gravi incendi delle ultime settimane

“Gli incendi che stanno devastando non soltanto l’Italia, ma anche la Grecia e la California, che stanno devastando larghe zone verdi del pianeta, sono dovuti all’azione congiunta di quello che noi chiamiamo effetto del cambiamento climatico e purtroppo da fenomeni antropici, che dipendono dall’essere umano. Quello che è molto preoccupante è che, purtroppo, il cambiamento climatico incide per una piccola percentuale sulla frequenza di questi incendi. Il cambiamento climatico è responsabile di una cosa: la diminuzione dell’umidità media del terreno, che è qualcosa che aiuta la fiammabilità.


A questo si sommano correnti, quindi venti, ad alta temperatura, piuttosto secchi, che spesso fanno movimenti ascensionali per cui l’oggetto che sta bruciando viene portato in quota ed il tizzone può viaggiare ad altezza delle chiome degli alberi, divenendo il provocatore  dell’incendio. Quindi c’è una combinazione di desertificazione, di essiccazione del terreno e di queste correnti ascensionali calde, che possono trasportare scintille”.

Chi appicca gli incendi?

“Tutto questo, però, è abbastanza marginale. Nel senso che l’incendio non si appicca da solo. L’autocombustione non avviene a 45 gradi, ma a temperature molto più alte. É ovviamente qualcosa che favorisce la propagazione veloce degli incendi. L’effetto antropico si misura invece in diverse componenti. Avendo foreste e boschi meno resilienti ed avendo anche l’allungamento delle stagioni, diventa più importante la mancanza di cura del territorio e della vegetazione. Quindi, il primo elemento è che se non si fa manutenzione dello strato basso è evidente che se c’è una scintilla, la propagazione della fiamma è rapidissima. Ma questa scintilla da dove viene?”

Le percentuali sulle cause degli incendi

“I dati preliminari di Legambiente mostrano numeri abbastanza preoccupanti. Noi abbiamo 57,4% di incendi dolosi, in cui si vedono i punti di innesco. Poi abbiamo un 13,7% che riguarda incendi non intenzionali, colposi. Quindi, oltre il 70% è responsabilità nostra e va ad incidere su un sistema predisposto ad incendiarsi rapidamente. Meno del 2% è di origine naturale. Se ci pensate l’origine naturale deriva da un fulmine, o da un pezzo di vetro che focalizza la luce solare ad un certo angolo. Insomma è veramente una probabilità bassissima. 4,4% è considerato indeterminato, quindi non si riesce a capire da dove esca. Rimane per ultimo il 22,5% che non è classificabile, difficile da stabilire se ci sia stato un innesco. Il punto fondamentale è che qualcuno deve far partire la scintilla”.

Il propagarsi degli incendi, secondo il ministro Cingolani

“Noi dobbiamo essere coscienti che siamo più vulnerabili di quanto non fossimo in passato. Resta un problema di manutenzione dei territori e di civiltà. C’è una interessante rassegna sui motivi per cui i piromani agiscono. Tolta una piccola percentuale di piromania, di malattia, la maggior parte di questi agisce per interessi reconditi.  Sterilizzare i territori, cambiare la destinazione d’uso e farci delle speculazioni di diverso tipo, che possono andare dal rinverdire, al costruirci, al farci gli impianti addirittura fotovoltaici. In realtà questo non è vero. C’è una legge che stabilisce dei termini per cui su quei territori non si possa far nulla per 10, 15 anni. Si dovrebbe perimetrale la zona incendiata. Ci sono delle regole, è più un problema di come gestirle, metterle in atto e monitorarle.

La prevenzione, il controllo, anche con tecnologie innovative, è fondamentale. Altrimenti di questa cosa non ne veniamo a capo. La manutenzione dei territori è fondamentale”.

 

 

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