Cronaca

Clan Fezza-De Vivo, estorsioni e armi da guerra: 24 imputati scelgono il rito abbreviato

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Foto di repertorio

Estorsioni, traffico di droga, pestaggi, incendi e possesso di armi da guerra sono solo alcune delle accuse emerse nel corso dell’udienza preliminare davanti al Gip del Tribunale di Salerno, relativa all’inchiesta bis sul clan “Fezza-De Vivo” di Pagani.

Su 29 imputati, almeno 24 hanno manifestato l’intenzione di essere giudicati con rito abbreviato, rinunciando al dibattimento. La decisione definitiva verrà formalizzata a febbraio, quando sarà incardinata la scelta del rito alternativo come riportato dal quotidiano Il Mattino.

Inchiesta bis sul clan Fezza – De Vivo, in 24 scelgono il rito abbreviato

L’indagine rappresenta il secondo filone investigativo sul clan di Pagani, già al centro di un’operazione antimafia che aveva portato a 23 misure cautelari e diverse condanne in primo grado. Questa nuova fase investigativa, condotta congiuntamente da carabinieri e polizia, si è concentrata su episodi aggiuntivi, ricostruiti grazie all’analisi di telefoni criptati in uso agli affiliati e alle dichiarazioni dell’ex boss Rosario Giugliano, alias “o’ minorenne”, oggi collaboratore di giustizia.

Tra gli episodi ricostruiti, spicca il tentativo di estorsione a danno di una grossa azienda di distribuzione all’ingrosso di Pagani, messa sotto pressione con una bomba e l’incendio di un autocarro nel parcheggio della ditta. Episodi simili hanno colpito un negozio di casalinghi e un uomo considerato “rivale” sul territorio, vittima di un pestaggio organizzato dal clan.

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