Aviaria, i virologi in allerta per una prossima pandemia. Da settimane la comunità scientifica è in allerta per una possibile influenza di aviaria che circola nei bovini da latte negli Stati Uniti. Secondo i virologi il passaggio dell’aviaria nei mammiferi è un passo avanti verso l’essere umano.
Aviaria, virologi in allerta per una possibile pandemia
Il virus che infetta e uccide gli uccelli sembrerebbe aver preso di mira anche i mammiferi: il virus dell’influenza aviaria circola forse da mesi nei bovini da latte negli Stati Uniti. È stato trovato un ceppo altamente patogeno di virus H5N1 anche nel latte pastorizzato e poi importato a fini commerciali oltre gli Stati Uniti.
Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), nonché ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università degli Studi di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, in un’intervista all’Adnkronos Salute dichiara che la preoccupazione su tale virus è grande: “Il passaggio dell’aviaria nei mammiferi e la circolazione in questi animali è un passo avanti verso l’uomo”.
Attualmente, non è stato rilevato il virus nell’uomo ma una sua mutazione dagli uccelli ai mammiferi desta preoccupazione, in altre parole vorrebbe dire che una sua trasmissione nell’uomo è altamente possibile. Al momento risulta ancora incerto il contagio umano che è stato rilevato negli USA, non si sa se l’uomo abbia contratto l’infezione da un uccello o da un bovino.
La possibilità di una futura emergenza pandemica
Caruso sottolinea che la preoccupazione per questo virus deriva principalmente dal fatto che sia un virus influenzale che si trasmette per via aerea, la modalità più efficace di contagio. Ad essere contagiate in modo massiccio dall’H5N1 sono le anatre selvatiche, presenti nei nostri corsi d’acqua.
L’esperto precisa che non si tratta solo di H5N1 ma di diversi ceppi di virus aviario che si stanno modificando e che, in tal modo, potrebbero arrivare all’uomo. Ceppi di virus che sono tutti potenzialmente dannosi per l’essere umano. Una volta che un virus passa a una specie, in tal caso i mammiferi, tra di essi tende a circolare.
E se il virus dell’aviaria dovesse infettare l’uomo?
È inevitabile che una volta che il virus entrerà nell’uomo, questo ne diventi diffusore per altri uomini (il famoso paziente zero). Nonostante ad oggi il contagio uomo-uomo non sia mai stato confermato, ciò non implica necessariamente che che i virus aviari non siano mai riusciti ad entrare nell’essere umano, il quale potrebbe essere già stato infettato senza presentare particolari sintomi.
È necessario dare inizio a un controllo molto attento e stringente sugli animali, in particolare i bovini e gli uccelli. Non solo, bisogna fare controlli a campione anche sull’uomo. Secondo lo specialista il monitoraggio è fondamentale ed è, invece, improbabile che il contagio possa avvenire attraverso il cibo. Resta il fatto che “ancora prima che ci sia il passaggio della circolazione virale dai mammiferi all’uomo, gli alimenti vanno dunque controllati”. Dunque la sorveglianza è fondamentale.
Come sostiene ad Adnkronos Salute l’infettivologo Matteo Bassetti direttore Malattie infettive dell’Ospedale policlinico San Martino di Genova, “È corretto comunicare quella che oggi è una possibilità senza allarmi, ma come conferma di ciò che il Covid ci ha insegnato, a cominciare dalla necessità di ricordare sempre che la natura, l’uomo, i batteri e i virus sono co-presenti. Negli anni ’80, prima dell’arrivo dell’Hiv, si diceva che ormai le malattie infettive non sono più un problema. Lo dicevano anche gli igienisti, i medici delle prevenzione come me: ‘Rivolgiamoci piuttosto alla prevenzione delle patologie cronico-degenerative’. È certamente fondamentale farlo, ma le malattie infettive sono e saranno sempre tra noi”. Bassetti ribadisce l’importanza della sorveglianza uomo-animale per essere in grado di rispondere più rapidamente ai segnali di rischio.
Dobbiamo essere attenti e pronti – anche in seguito a ciò che abbiamo imparato dalla pandemia da Covid-19 – “a organizzare un network di controllo della popolazione, per capire se il virus aviario sta già entrando e circolando in alcune enclavi a livello mondiale, oppure è ancora attesa di adattarsi all’uomo”. Concludendo non è necessario fare allarmismi ma resta di primaria importanza il controllo e la sorveglianza.