Ondata record di influenza aviaria in Europa
Già dai mesi estivi, quando solitamente i contagi diminuiscono, il numero di rilevamenti del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) è invece rimasto costante e “senza precedenti”. Il motivo? Quest’anno il virus ha raggiunto le colonie riproduttive di uccelli marini sulla costa nord atlantica, causando un alto tasso di mortalità in Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito. Da giugno a settembre, sottolineano Efsa e Ecdc, il numero di focolai negli uccelli domestici è diminuito rispetto ai mesi precedenti, ma è stato più di cinque volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Quali sono i rischi per l’uomo
Il virus nell’uomo può provocare sintomi diversi, che vanno da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori (febbre e tosse) a una rapida progressione fino a polmonite grave, sindrome da distress respiratorio acuto, shock e persino la morte.
Tuttavia, il rischio di trasmissione nell’uomo è classificato dalle agenzie Ue a livello basso, e da basso a medio per i soggetti esposti per motivi professionali. Il contagio si verifica infatti a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste). Non c’è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.