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Influenza aviaria, ondata record in Europa: l’Italia è il secondo Paese per allevamenti infetti

Un’ondata record di influenza aviaria si sta abbattendo in Europa. L’Italia è il secondo paese con il maggior numero di allevamenti infetti. L‘influenza aviaria quest’anno ha raggiunto numeri record nella storia, con: 2500 focolai attivi, 47,5 milioni di volatili abbattuti negli allevamenti, oltre 3.500 casi negli uccelli selvatici, dalla Norvegia al Portogallo.

Per gli esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) è la più grande ondata nella storia europea. L‘Italia è il secondo secondo Paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383).

Ondata record di influenza aviaria in Europa

Già dai mesi estivi, quando solitamente i contagi diminuiscono, il numero di rilevamenti del virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) è invece rimasto costante e “senza precedenti”. Il motivo? Quest’anno il virus ha raggiunto le colonie riproduttive di uccelli marini sulla costa nord atlantica, causando un alto tasso di mortalità in Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito. Da giugno a settembre, sottolineano Efsa e Ecdc, il numero di focolai negli uccelli domestici è diminuito rispetto ai mesi precedenti, ma è stato più di cinque volte superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Quali sono i rischi per l’uomo

Il virus nell’uomo può provocare sintomi diversi, che vanno da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori (febbre e tosse) a una rapida progressione fino a polmonite grave, sindrome da distress respiratorio acuto, shock e persino la morte.

Tuttavia, il rischio di trasmissione nell’uomo è classificato dalle agenzie Ue a livello basso, e da basso a medio per i soggetti esposti per motivi professionali. Il contagio si verifica infatti a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste). Non c’è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova.

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