Cronaca

L’interrogatorio di Matteo Messina Denaro: le rivelazioni su malattia e arresto

Matteo Messina Denaro parla della sua malattia e dell’arresto. Lo ha fatto nell’interrogatorio a cui lo hanno sottoposto i procuratori di Palermo Maurizio De Lucia e Paolo Guido. Un interrogatorio nel corso del quale sono stati trattati diversi argomenti, tra cui il periodo riguardante la sua malattia.

L’interrogatorio di Matteo Messina Denaro: le rivelazioni su malattia e arresto

Il boss ha spiegato che il 3 novembre del 2020 a seguito di una colonscopia fatta per un’occlusione intestinale, scoprì di avere un tumore. Da quel momento ha iniziato a indebolirsi fisicamente, vedendosi complicare la sua latitanza come raccontato dallo stesso Messina Denaro a uno dei procuratori:

“Allora ascolti non voglio fare né il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la malattia: senza la malattia non mi prendevate.”

Il boss sarebbe stato “indebolito” proprio dall’uso di tecnologia e cellulari, anche se questa ricostruzione non restituisce la profondità delle indagini degli investigatori, che hanno portato all’arresto di uno dei più ricercati latitanti degli ultimi anni.

“La tecnologia con la caverna veda che non si potranno mai incontrare e vivevo da caverna, telefonini non ne avevo  non avevo niente e non ne avevo per davvero, perché sapevo che appena nasceva un telefonino e se mi metto con la modernità vado a sbattere in un 3×2 anche perché la nostra generazione non è che aveva il telefonino da giovane, quindi sapevamo vivere anche senza il telefonino.”

Il selfie in ospedale

Durante l’interrogatorio il Procuratore ha fatto riferimento ad una foto circolata nei giorni successivi all’arresto: “Però lei i selfie se li faceva, le cose moderne le faceva…”. Il riferimento è al selfie del super boss con un medico della Clinica “La Maddalena” di Palermo, dove era in cura per il suo tumore. In merito a quello scatto, il boss ha spiegato:

“No le spiego, il selfie con il medico lo sa com’è nato? Perché poi uno deve pagare dazio – lui è stato uno di quelli che mi operò, il primo aiuto al fegato, io ci andavo ogni mese perché lui mi doveva visitare la ferita, me la curava lui perché era una ferita abbastanza pesante. Ad un tratto mi alzo ci salutiamo perché avevamo un rapporto… ci davamo pure del tu, abbracci, bacio, eh, sto per girarmi e mi fa così: Ce lo facciamo un selfie assieme?” che dico di no? Cioè nascevano cose che poi uno è costretto a fare”.

“Allora io sono stato costretto al telefonino perché nel momento in cui si va in un ospedale o anche al cinema la prima cosa che chiedono è nome, cognome, telefonino. Allora mi sono fatto il telefonino però soltanto per la malattia, infatti sapevo che andavo a sbattere, non sapevo quando ma lo sapevo perché ho abbassato di molto le mie difese. La Maddalena veda che a me mi telefonava decine di volte durante la settimana per curarmi anche da casa, come si fa senza telefonino? Ma poi nemmeno t’accettano.

Paolo Siotto

Giornalista pubblicista dal 2015, collabora per l'Occhio da giugno 2019 dopo diverse esperienze con testate locali tra cui il quotidiano Metropolis. Redattore per Fantacalcio e Calciomercato.it, nel tempo libero ama dedicarsi alla buona musica.

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