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Roma, intervento salvavita su una ragazza di 21 anni

Intervento salvavita su una ragazza di 21 anni effettuato al Bambino Gesù di Roma: per la prima volta in Italia, i medici hanno quindi utilizzato un transcatetere di ultima generazione che ha salvato la vita alla giovane.

Intervento salvavita su ragazza a Roma

In un cuore sano la valvola polmonare, tra il ventricolo destro e l’arteria polmonare, si apre per permettere al sangue di procedere verso i polmoni. Nelle persone affette da alcune cardiopatie congenite, come la paziente curata all’ospedale pediatrico di Roma, questa funzione è compromessa e si verifica un rigurgito polmonare: in poche parole, il sangue torna indietro.

Questo problema si risolve con alcune protesi valvolari ai polmoni che vengono immesse tramite intervento a cuore aperto o per via endoscopica. Nel secondo caso, però, può essere impedito, spiega il Bambino Gesù, “dalla morfologia irregolare dell’efflusso destro, che può presentare un’eccessiva dilatazione a causa di precedenti interventi chirurgici o di altri fattori”. Ed è proprio questo il caso della giovane paziente affetta da una grave stenosi polmonari. Non poteva sostenere né un’operazione a cuore aperto né un intervento in endoscopia tradizionale.

Allora, per la prima volta in Italia, i medici hanno utilizzato un transcatetere di ultima generazione. Il dispositivo permette di posizionare le valvole per via endoscopica, quindi senza fare ricorso a un’operazione. Gli specialisti hanno utilizzato il sistema Alterra Adaptive Present, già in uso negli Stati Uniti, ma non in Europa e per il quale è necessario un via libera ufficiale dal Ministero della Salute.

Ha due componenti: “uno stent autoespandibile in metallo, che funge da riduttore del diametro dell’efflusso destro dilatato. Una sorta di condotto a forma di clessidra che fornisce la base di appoggio per il secondo componente, una valvola polmonare standard. Grazie a questo sistema è possibile intervenire per via endoscopica anche nel caso di dilatazioni dell’efflusso destro fino a 42-44 millimetri, contro i 29 millimetri al massimo gestibili con i dispositivi transcatetere tradizionali”. La ‘clessidra’ metallica, inoltre, non subisce deterioramenti nel tempo.

Come sta la paziente

L’intervento è riuscito e la paziente sta bene: è stata dimessa dopo appena due giorni. “È un risultato importante in termini di vissuto del paziente che viene sottoposto a un minore stress fisico e psicologico rispetto a un intervento chirurgico a cuore aperto. E rappresenta un vantaggio anche per il Servizio sanitario nazionale per il minore impegno di risorse. La cardiologia interventistica si basa sulla continua evoluzione tecnologica”, ha spiegato il dottor Butera.

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