Secondo impiccato in pochi giorni in Iran dove Majidreza Rahnavard è stato giustiziato nella mattinata di oggi, lunedì 12 dicembre. In Iran, dunque, proseguono le condanne a morte in risposta alle proteste che da mesi attraversano il paese.
Iran, Majidreza Rahnavard impiccato per le proteste
Il manifestante di 23 anni è stato giustiziato a Mashhad, nel nord est iraniano. Il giovane era accusato di aver ucciso due basiji, ovvero i componenti della forza paramilitare fondata dall’ayatollah Khomeini. Secondo l’agenzia di stampa della magistratura Mizan, Rahnavard è stato condannato per “muharebeh” (la “guerra contro Dio”) per aver accoltellato a morte due basiji, Hossein Zeinalzadeh e Danial Rezazadeh, e averne feriti altri quattro a Mashhad, nella provincia di Khorasan Razavi, il 17 novembre, durante la rivolta in atto dal 16 settembre, dopo la morte in custodia di Mahsa Amini, accusata di avere indossato l’hijab “in modo improprio”.
Un calciatore rischia la condanna a morte
L’ex calciatore delle squadre di calcio Rah-Ahan, Tractor e Gol-e Rayhan, Amir Nasr-Azadani, arrestato il 24 novembre scorso mentre partecipava alle proteste a Isfahan, la sua città natale, rischia l’esecuzione per impiccagione, per il reato di insulto all’Islam (il “moharebeh” in persiano). Lo si legge su Iranwire, una delle testate della diaspora iraniana, che riferisce anche delle minacce ricevute dalla famiglia e dal legale del giovane perché non parlino.
L’atleta 26enne, costretto a fermarsi nei mesi scorsi dopo essersi infortunato, ha partecipato alle proteste di Isfahan ma non sarebbe stato coinvolto nell’uccisione di un agente della milizia per la quale sono state emesse diverse condanne a morte contro manifestanti della città.