Aveva fatto irruzione ieri sera, 18 maggio con l’auto in Vaticano, ed è stato ricoverato nel reparto di psichiatria del Santo Spirito. L’uomo, Simone Baldovino, italiano 40enne, ha dichiarato che voleva parlare con il Papa.
Irruzione con auto in Vaticano, ricoverato nel reparto di psichiatria
La sala stampa della Santa Sede ha diffuso una nota che ha anche descritto l’epilogo del caso che fin dal pomeriggio di ieri ha creato notevole trambusto in Vaticano. Persino con colpi di pistola sparati inutilmente dai gendarmi alle ruote dell’auto che, forzato il varco di Porta Sant’Anna e altri due successivi continuava la sua folle corsa terminata nel Cortile di San Damaso.
“Questo pomeriggio, al termine dell’interrogatorio da parte del magistrato alla presenza del legale di fiducia, e constatate le sue condizioni, il conducente dell’autoveicolo entrato illecitamente ieri sera in Vaticano è stato portato al reparto di psichiatria dell’ospedale Santo Spirito in Sassia per un trattamento sanitario obbligatorio”.
Chi è l’uomo che ha fatto irruzione in Vaticano
L’autore di questo gesto è un italiano di 40 anni di nome Simone Baldovino, che ha un precedente per droga. Già ieri sera è apparso in condizioni psicofisiche molto alterate mentre scendeva dalla sua Fiat Panda di colore chiaro per arrendersi ai gendarmi. Ha trascorso la notte nella cella della caserma della Gendarmeria Vaticana e oggi è comparso davanti al magistrato inquirente, accompagnato dal suo avvocato difensore.
Successivamente è stato indirizzato al reparto ospedaliero di psichiatria e al trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Secondo quanto riferito dall’ANSA, l’uomo ieri pomeriggio ha tentato almeno altre due volte di entrare nel Vaticano, ma è stato respinto dalla Guardia Svizzera. Affermava di dover parlare con il Papa. Alla fine, dopo le 20:00, ha messo in atto il suo tentativo di entrare nella Città Leonina “con le maniere forti”. Finora non risultano legami tra l’uomo e il Vaticano.
Mancanza di sicurezza
Una volta verificato che le motivazioni del gesto sono esclusivamente legate allo stato psichico dell’autore, la vicenda solleva interrogativi sul funzionamento del sistema di sicurezza. È preoccupante il fatto che nessuno, né le guardie svizzere né i gendarmi, sia riuscito a fermare l’auto che procedeva a tutta velocità fino ad arrivare nel “cuore” dello Stato Vaticano, nel cortile di San Damaso, all’ombra delle Logge di Raffaello. È difficile immaginare cosa sarebbe potuto accadere se si fosse trattato di una persona malintenzionata o di un terrorista.
Secondo voci non ufficiali che trapelano dal Vaticano, tuttavia, “il dispositivo di sicurezza ha funzionato correttamente, poiché poco prima che l’auto arrivasse al Cortile del Belvedere, il corpo di guardia ha chiuso il portone della Zecca, che avrebbe permesso l’accesso alla parte posteriore della Basilica di San Pietro, ai Giardini Vaticani e a Piazza Santa Marta, creando una situazione molto più pericolosa“. Così, “l’unica via per proseguire era arrivare al cortile di San Damaso, che è chiuso, e il conducente dell’auto non poteva fare altro che scendere e arrendersi, come infatti è accaduto“.