Negli ultimi anni, è aumentato in modo preoccupante il numero di adolescenti che si ritirano socialmente, passando dal 15% al 39,4%. CNR e ISTAT definiscono questi giovani come “lupi solitari”: ragazzi che interagiscono principalmente solo a scuola e che rischiano di cadere in un isolamento completo. Le cause principali includono l’uso eccessivo dei social media, il deterioramento delle dinamiche familiari, il bullismo e la scarsa autostima.
Cresce l’isolamento sociale tra gli adolescenti nell’era digitale
Negli ultimi anni, il fenomeno del ritiro sociale tra gli adolescenti italiani ha preso piede in modo preoccupante. La percentuale di giovani che scelgono di isolarsi dal mondo esterno, riducendo al minimo le interazioni sociali, è passata dal 15% al 39,4%, segnando un aumento drammatico. Questo comportamento, che inizialmente può sembrare un semplice allontanamento dalla vita sociale, nasconde in realtà un disagio molto profondo, legato a fattori come l’uso eccessivo dei social media, la difficoltà a costruire relazioni genuine e la disconnessione emotiva.
Un recente studio, pubblicato su *Scientific Reports* e condotto dal gruppo di ricerca MUSA del CNR di Roma in collaborazione con l’ISTAT, ha tracciato l’entità di questo fenomeno. I dati sono allarmanti: negli ultimi tre anni, il numero di adolescenti che rientrano in questa categoria è aumentato in modo drastico. Oggi, quasi 4 giovani su 10 si trovano in una condizione di isolamento sociale, con gravi implicazioni per la loro salute mentale e il loro futuro sociale.
Il rischio di diventare hikikomori
All’interno di questo gruppo, esiste una fascia ancor più vulnerabile: quella degli adolescenti che evitano ogni tipo di interazione al di fuori del contesto scolastico. Se nel 2019 rappresentavano il 5,6% della popolazione giovanile, nel 2022 questa cifra è salita al 9,7%, sfiorando il 10% dei ragazzi. Gli esperti temono che questi giovani possano arrivare, col tempo, a isolarsi completamente, perdendo contatti non solo con il mondo reale, ma anche con quello virtuale. Questo processo, noto come hikikomori, descrive coloro che si rifiutano di entrare in contatto con la società e si rinchiudono in casa per periodi lunghi.
Secondo Antonio Tintori, uno degli autori dello studio, questi adolescenti sono ancora “salvati” dall’obbligo scolastico, che li costringe a interagire fino ai 16 anni. Tuttavia, il futuro rimane incerto. Gli esperti stanno monitorando 4.000 giovani per capire meglio le dinamiche che portano all’autoisolamento e prevenire conseguenze a lungo termine.
Le cause dell’isolamento sociale
Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici e si intrecciano tra loro. Secondo lo studio, tra i fattori principali ci sono la qualità delle relazioni familiari, il bullismo, l’uso compulsivo dei social media, l’insoddisfazione corporea e la scarsa partecipazione ad attività sociali. I ragazzi che provengono da famiglie disfunzionali o che non percepiscono un forte legame emotivo con i genitori sono più vulnerabili a ritirarsi dal contesto sociale. La difficoltà nel creare legami autentici con amici, insegnanti e familiari aumenta il rischio di solitudine, così come esperienze di violenza fisica o psicologica, che minano l’autostima e le capacità relazionali.
Anche l’iperconnessione ai social media gioca un ruolo fondamentale: se da un lato queste piattaforme offrono un’illusione di socializzazione, dall’altro alimentano il senso di solitudine e disconnessione emotiva. L’esposizione continua a immagini irrealistiche di perfezione fisica, amplificate dai social, incrementa la frustrazione e le insicurezze tra i giovani. Inoltre, la mancanza di attività sportive e di gruppo riduce ulteriormente le occasioni per interagire nel mondo reale.
L’effetto della pandemia
La pandemia da Covid-19 ha senza dubbio accelerato questa tendenza. Con il lockdown e la chiusura delle scuole, le interazioni tra coetanei sono passate quasi esclusivamente attraverso i canali digitali. Ciò ha avuto un impatto significativo sulla capacità dei giovani di stabilire legami significativi, creando una frattura nelle dinamiche sociali che è ancora difficile da comprendere appieno.
Un problema globale
Ciò che rende il fenomeno particolarmente grave è che non riguarda solo un determinato segmento della popolazione, ma interessa adolescenti di ogni ceto sociale, area geografica e tipologia scolastica. L’isolamento sociale è diventato un problema globale che colpisce indistintamente tutti i giovani. Con l’introduzione sempre più diffusa dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana, questo quadro potrebbe peggiorare. Già oggi si registrano casi di giovani che sviluppano legami affettivi con chatbot o assistenti virtuali. Se un ragazzo preferisce l’empatia e la comprensione di un’intelligenza artificiale rispetto a un coetaneo, questo non è solo un problema della gioventù, ma della società nel suo complesso.
Come intervenire
Gli esperti concordano sul fatto che sia possibile affrontare il problema, ma che ciò richieda un cambiamento culturale radicale. Le strategie principali dovrebbero includere:
- Formazione per genitori e insegnanti: chi educa deve essere pronto a riconoscere i segnali di disagio e ad aiutare i ragazzi a gestire le difficoltà relazionali.
- Promozione di attività sociali nel mondo fisico: incentivare sport, esperienze di gruppo e interazioni faccia a faccia per favorire la socializzazione.
- Educazione digitale consapevole: insegnare un uso equilibrato e critico delle tecnologie per evitare che i ragazzi si rifugino nel mondo virtuale.
Se la società adulta non si adopererà per rispondere a questa emergenza, il rischio è che una generazione intera finisca per vivere isolata, incapace di costruire relazioni genuine in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia.