Economia

Istat: sale la pressione fiscale e diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie

Secondo i dati Istat, la pressione fiscale è salita, mentre il potere d’acquisto delle famiglie italiane è diminuito. La pressione fiscale è stata pari al 42,4%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il potere d’acquisto delle famiglie è calato dello 0,1% rispetto al primo trimestre del 2022. Lo rivela l’Istat nelle statistiche relative al periodo aprile-giugno. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti del 4,1%.

Il potere d’acquisto delle famiglie in calo

Nella sua nota trimestrale sui conti della Pubblica amministrazione, l’Istat sottolinea che “il potere d’acquisto delle famiglie ha registrato una flessione lieve, nonostante l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi. Il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito di 2,3 punti percentuali, attestandosi tuttavia ancora su livelli più alti rispetto al periodo pre-pandemico”.

L’incidenza delle entrate

In breve si può affermare che le entrate totali nel secondo trimestre 2022 sono aumentate in termini tendenziali dell’8,5% e la loro incidenza sul Pil è stata del 48,4%, in crescita di 0,6 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2021. Nella prima metà dell’anno, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 45,7%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2021. Le entrate correnti e le entrate in conto capitale nel secondo trimestre 2022 hanno segnato, in termini tendenziali, un aumento rispettivamente dell’8,5% e del 10,9%.

Tassi di investimento

Nello stesso periodo, il tasso di investimento delle società non finanziarie è stato pari al 25%, ed è aumentato di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. “Si conferma il trend crescente del tasso di investimento delle società non-finanziarie” mentre “rimane stabile sui minimi della serie storica dal 1999 la quota di profitto“, commenta l’Istat.

Migliorano le stime del Pil

L’Istat migliora comunque le stime tendenziali del Pil. Nella terza stima, diffusa a 90 giorni dal trimestre di riferimento, l’Istituto ha rivisto al meglio il dato tendenziale del secondo trimestre 2022, passando da un + 4,7% a un +5%. Nel secondo trimestre del 2022 il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 5% nei confronti del secondo trimestre del 2021. La precedente stima della crescita congiunturale era stata dell’1,1% mentre quella tendenziale era stata del 4,7%.

L’aumento dei consumi

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in ripresa, con un aumento dell’1,6% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 2% e dell’1,6%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contributo positivo di 1,5 punti percentuali alla crescita del Pil.

Il commento del Codacons

I numeri dell’Istat evidenziano come gli italiani abbiano ridotto la propensione al risparmio (-2,3%) per colmare la perdita di potere d’acquisto determinata dall’aumento dei prezzi al dettaglio“. Lo ha spiegato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Per Rienzi, si tratta di “dati che tuttavia sono destinati a scontrarsi con il nuovo quadro degli ultimi mesi del 2022, caratterizzato da una inflazione alle stelle e da fortissimi rialzi delle bollette di luce e gas”.

Crollo del potere d’acquisto

Questo significa che rispetto al secondo trimestre, consumi, potere d’acquisto e ricchezza delle famiglie crolleranno negli ultimi mesi del 2022, con effetti economici e sociali enormi. Un’emergenza che il prossimo governo dovrà affrontare abbandonando la fallimentare strada dei bonus a pioggia e ricorrendo a misure strutturali in grado di abbattere prezzi e tariffe in modo stabile e duraturo“, ha concluso Rienzi, commentando le stime diffuse dall’Istat.

FiscoIstat