I premi del Superenalotto non riscossi. Ce ne sono tanti sparsi in tutto il paese, uno di questi è a a San Leo, ridente borgo sulle colline romagnoli che nel 962 si autoproclamò con Berengario capitale d’Italia. Lì, un uomo lo scorso 20 aprile ha giocato al Bar Sport di Pietracuta 3 euro al Superenalotto – concorso Pasqua 100×100 – ma non si è accorto di aver vinto 100mila euro. Venerdì 19 luglio è scaduto il termine ultimo per la riscossione del premio che dunque tornerà allo Stato come previsto dalla legge.
Premi del Superenalotto non riscossi, tanti casi
Quello di San Leo non è l’unico “vincitore smemorato”. Basti pensare che per lo stesso concorso altri sette hanno dimenticato di andare all’incasso. Ogni anno non vengono riscosse vincite ai vari concorsi per una cifra superiore ai 50 milioni di euro in Italia. Di questi, meno di 5 milioni (numeri ufficiali non ce ne sono) riguardano tagliandi del Superenalotto, per lo più giocate con premi molto bassi.
Dal 2010 a oggi i montepremi ritornati all’Erario sono pari a oltre 450 milioni di euro, un terzo di un punto di Pil. Dietro il comportamento dei distratti, le motivazioni sono sempre le stesse:
- c’è chi perde il biglietto vincente;
- chi si dimentica di averlo giocato e non rispetta i termini massimi per la riscossione (sono 90 per il Superenalotto, contro i 180 delle altre lotterie);
- chi magari è morto o è andato all’estero e non ha avuto il tempo per incassare.