Cronaca

Fondi alla Sanità, Italia all’ultimo posto nel G7: l’allarme del Gimbe

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Foto di repertorio

L’Italia è all’ultimo posto nel G7 per fondi alla Sanità: investe infatti molto meno della media dei Paesi Ocse, in particolare quelli europei. L’allarme arriva dal Gimbe. 

Italia all’ultimo posto nel G7 per fondi alla Sanità: l’allarme del Gimbe

Secondo l’ultimo rapporto del Gimbe, l’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi del G7 per quanto riguarda i fondi destinati alla sanità. Nel 2023, l’Italia ha investito solo il 6,2% del proprio PIL nella sanità pubblica, mentre la media dei Paesi OCSE è del 6,9%. Questo significa un gap di circa 14 miliardi di euro rispetto alla media OCSE.

La situazione è preoccupante anche in termini di spesa sanitaria pro-capite: l’Italia si colloca al 16° posto tra i 27 Paesi europei dell’area OCSE. Se non ci saranno interventi significativi nella prossima legge di bilancio, il Servizio Sanitario Nazionale rischia di non poter garantire i livelli essenziali di assistenza.

Come si confronta l’Italia con altri Paesi europei

L’Italia spende meno per la sanità rispetto a molti altri Paesi europei. Nel 2019, l’Italia ha destinato l’8,7% del proprio PIL alla sanità, mentre la media dell’Unione Europea era del 9,9%. In termini di spesa sanitaria pro capite, l’Italia ha speso circa 2.525 euro per persona, che è oltre il 25% in meno rispetto alla media UE di 3.523 euro.

Questa differenza si riflette anche nella qualità e nell’accessibilità dei servizi sanitari. Ad esempio, Paesi come la Germania e la Francia investono di più nella sanità, sia in termini di percentuale del PIL che di spesa pro capite, il che si traduce in una maggiore disponibilità di risorse e servizi per i cittadini

Cosa deve fare il governo Meloni e perché il Ssn è a rischio

Il governo Meloni ha diverse sfide da affrontare per migliorare la situazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e garantire la sostenibilità del sistema. Ecco alcune azioni che potrebbero essere intraprese:

  • Aumento dei finanziamenti: Incrementare i fondi destinati alla sanità per avvicinarsi alla media europea e garantire risorse sufficienti per il funzionamento del SSN.
  • Riforma della gestione: Migliorare l’efficienza gestionale del sistema sanitario, riducendo sprechi e ottimizzando l’uso delle risorse.
  • Investimenti in infrastrutture: Modernizzare le strutture sanitarie e investire in nuove tecnologie per migliorare la qualità dei servizi offerti.
  • Formazione e assunzione di personale: Aumentare il numero di medici, infermieri e altri operatori sanitari, garantendo al contempo una formazione continua per mantenere alti standard di competenza.
  • Promozione della prevenzione: Implementare programmi di prevenzione per ridurre l’incidenza di malattie croniche e promuovere stili di vita sani tra la popolazione.

Il SSN è a rischio principalmente a causa di:

  • Sottofinanziamento cronico: La mancanza di fondi adeguati ha portato a carenze di personale, attrezzature obsolete e strutture inadeguate.
  • Invecchiamento della popolazione: L’aumento della popolazione anziana comporta una maggiore domanda di servizi sanitari, mettendo ulteriore pressione sul sistema.
  • Disparità regionali: Esistono significative differenze nella qualità e nell’accessibilità dei servizi sanitari tra le diverse regioni italiane.
  • Carenza di personale: La mancanza di medici e infermieri, aggravata dalla pandemia, ha reso difficile garantire un’assistenza adeguata.
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