Disorganizzazione e ritardi nell’intervento. Queste le gravi accuse mosse da due testimoni, un turista tedesco e una turista polacca, che hanno documentato con video i momenti drammatici dell’attacco mortale dello squalo a Gianluca Di Gioia, sub romano, nelle acque del Mar Rosso, a Marsa Alam.
Secondo le testimonianze raccolte, l’uomo si trovava all’interno delle boe che delimitano le acque sicure, contrariamente a quanto riportato da alcune fonti secondo cui sarebbe stato in una zona vietata.
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Le immagini, girate dalla spiaggia del resort di lusso dove Di Gioia era in vacanza con la sua famiglia, mostrano, secondo i testimoni, l’inazione del personale presente. “I bagnini sono rimasti fermi a guardare e, dopo l’aggressione, nessun medico ha cercato di soccorrerlo. Quell’uomo stava morendo davanti ai nostri occhi e nessuno faceva nulla per aiutarlo“, ha dichiarato René, turista tedesco che ha assistito alla scena, in un’intervista rilasciata a Il Messaggero.
René, ancora scosso, ha aggiunto: “Mi fa arrabbiare quello che ho letto sui giornali internazionali, che sostengono che Di Gioia fosse oltre le boe. Non è vero. Voglio fare giustizia per lui e per la sua famiglia. Tutto è accaduto davanti alla moglie e ai figli. La moglie urlava disperata, ma nessuno interveniva”.
Anche Fryzjer, turista polacca presente sul pontile, ha raccontato quei momenti drammatici, confermando l’inattività del personale del resort: “Non c’era nessuno che agisse. Il bagnino sul pontile non aveva le chiavi delle imbarcazioni per un intervento tempestivo, e chi le possedeva è arrivato in grave ritardo”.
La turista ha inoltre denunciato la mancanza di mezzi adeguati e di personale medico qualificato: “Quando il corpo è stato estratto dall’acqua, è stato adagiato su un lettino da spiaggia avvolto in asciugamani, con la testa scoperta, senza alcuna dignità. Non c’erano barelle, né soccorritori professionali, solo tanto caos”.
Il tragico episodio, avvenuto il 28 dicembre, ha sollevato interrogativi sulla sicurezza nelle strutture turistiche della zona e sull’efficacia dei protocolli di emergenza. La famiglia di Di Gioia, distrutta dal dolore, chiede ora chiarezza e giustizia su quanto accaduto.