Cronaca

Kata scomparsa a Firenze: nella recinzione dell’hotel il varco per la fuga

Continuano le ricerche di Kata, la bambina scomparsa a Firenze dal 10 giugno scorso: gli inquirenti nella giornata di ieri hanno di nuovo ispezionato l’ex hotel Astor, cercavano il corpo della piccola che non hanno trovato. Hanno invece notato il varco nella recinzione utilizzato probabilmente per la fuga.

Kata scomparsa a Firenze, cosa hanno trovato gli inquirenti durante l’ispezione

La maxi ispezione dei carabinieri Ros, Gis e Sis non ha dato l’esito sperato: due i giorni in cui l’edificio è stato scandagliato da cima a fondo (dal tetto alle fogne). La piccola Kata non è lì dentro. A questo punto è certo che il 10 giugno è stata rapita e portata al di fuori del palatto occupato il 19 settembre scorso e sgomberato solo sabato. Considerando che le telecamere che si trovano in via Maragliano e via Boccherini non riprendono nessun passaggio sospetto né dai cancelli né dal portone principale, l’ipotesi più probabile è che il malvivente abbia scelto una via di fuga nella parte posteriore all’ex hotel.

Il foro nella recinzione

In particolare, ad insospettire gli investigatori è il buco che si trova nella recinzione del giardino di un’abitazione che collega il cortile interno dell’Astor all’area dei box condominiali con uscita su via Monteverdi. In quel varco, ricavato rompendo la rete e il traliccio in plastica per rampicanti, può di certo passare una bambina di 5 anni. La presenza della vegetazione, tra l’altro, rende complicato ai residenti notare strani movimenti. Chi avrebbe rapito Kata potrebbe averla chiusa in un borsone e scavalcato il muretto che confina con i garage per poi darsi alla fuga da un posto in cui le telecamere non sono presenti.

I genitori convinti del rapimento di uno degli abusivi

I genitori della piccola rimangono convinti che a rapire la figlia sia stato uno degli abusivi dell’Astor, che sapeva bene come muoversi all’interno e all’esterno di quel labirinto, passando inosservato. Il movente sarebbe legato a una faida tra gli esponenti delle comunità straniere che vivevano nell’ex albergo. Ieri mattina il padre di Kata è stato nuovamente sentito per circa 50 minuti. L’uomo ha ricordato altri particolari che potrebbero essere utili all’inchiesta: episodi avvenuti due o tre mesi fa nello stabile occupato.

L’ex comandante del Ris di Parma vorrebbe tornare nei luoghi ispezionati dai suoi colleghi. Per due giorni di fila, infatti, ogni angolo del palazzo è stato passato al setaccio usando sonde, droni, georadar e fibre ottiche: il seminterrato, il tetto e il sottotetto, lo scannafosso, tutti i vani (compreso uno segreto inaccessibile dall’interno), camere, stanze di servizio, aree tecniche, elettrodomestici e impianti, pertugi, pozzi, punti di caduta o nascondigli. Ieri sono stati fatti arrivare anche due camion del servizio autospurghi per liberare le fosse biologiche e scandagliarle con telecamere. Terminate le ricerche sono intervenuti i fabbri che hanno chiuso porte, sbarrato finestre, applicato catene, lucchetti e chiavi agli accessi affinché nessuno entri, violando il sequestro preventivo disposto dal tribunale. Un vigilantes presidierà di notte la struttura.

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