Sono saliti a 90 i corpi riesumati degli adepti della “setta dei digiunatori” di Shakaola, in Kenya, creata dal predicatore Paul Mackenzie Nthenge. Le ricerche sono state sospese nel pomeriggio dopo il ritrovamento di sette nuove vittime, dissotterrate nella foresta dell’entroterra della città costiera di Malindi, nel terreno di proprietà del sedicente pastore, che aveva convinto i seguaci della sua “Chiesa internazionale della buona novella” ad astenersi da cibo e acqua per poter “vedere Gesù”.
‘Setta del digiuno’: ricerche sospese in Kenya
Alla guida della setta vi era il sedicente ”pastore” Paul Mackenzie Nthenge, fondatore della Good News international church. Coloro che seguivano i suoi dettami dovevano rinunciare a cibo e bevande. L’ uomo si è consegnato alla polizia e si trova nel carcere di Malindi dal 14 aprile scorso. Gli inquirenti hanno aperto un’ indagine sulla chiesa istituita dall’uomo, della quale facevano parte anche molte delle vittime.
Sul “massacro di Shakaola”, come è stato definito dai media, è intervenuto anche il presidente keniano William Ruto, scagliandosi contro questo tipo di organizzazioni: “Quello che abbiamo visto a Shakahola, sembra terrorismo”, ha detto. “I terroristi usano la religione per promuovere i loro atti atroci. Persone come Mackenzie usano la religione per fare esattamente la stessa cosa”, ha proseguito. Ha anche promesso azioni per contrastare questi culti. A seguito della morte dei seguaci della setta, si è anche aperto un dibattito nel Paese sulle scappatoie legislative e sulla sicurezza nei confronti di queste organizzazioni.