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Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, ecco chi sono i latitanti più pericolosi d’Italia

Archiviato l’arresto del boss Mattia Messina Denaro, ecco chi sono i latitanti più pericolosi d’Italia attualmente ricercati. L’iniziativa è volta a stimolare lo spirito di collaborazione della collettività con le Forze di Polizia nel settore della ricerca di pericolosi malviventi.

I latitanti più pericolosi d’Italia

Direzione centrale della Polizia Criminale – Programma Speciale di Ricerca

Attilio Cubeddu, il bandito dei sequestri

Attilio Cubeddu, nato domenica 2 marzo 1947 ad Arzana (NU), é appartenente ad una associazione di tipo mafioso, attiva in Sardegna, su tutto il territorio nazionale.

Attilio Cubeddu

Negli anni ‘60, la stampa, usò l’espressione “Anonima sequestri”, o “Anonima sarda” per rendere noto questo tipo di banditismo.

Cubeddu, nel 1981 prese parte al sequestro Peruzzi, in Toscana e ai sequestri di Rangoni Machiavelli e Bauer in Emilia Romagna nel 1983. Cubeddu Attilio venne arrestato a Riccione nell’aprile del 1984 e condannato a 30 anni.

Cubeddu in carcere si comportò come detenuto modello riuscendo ad ottenere diversi permessi premio e nel 1997, approfittando di uno di questi permessi, non fece rientro nella Casa Circondariale di Badu ‘e Carros (NU), si diede alla latitanza e da allora è ricercato.

Nel 1998 si ipotizzò che Cubeddu fosse morto, ucciso da Giovanni Farina, un suo complice, per non aver diviso il denaro del riscatto del sequestro di Giuseppe Soffiantini.

Inoltre, durante un blitz del Reparto Speciale della Polizia di Stato per liberare Soffiantini, perse la vita l’Ispettore dei Nocs Samuele Donatoni, malauguratamente colpito da fuoco amico.

Nel 2012 il procuratore Domenico Fiordalisi ha riaperto le indagini, sulla base di alcune testimonianze, che hanno corroborato la sua convinzione che Cubeddu non sia morto e che si nasconda, invece, insieme alla famiglia nel suo territorio, l’Ogliastra, protetto da fiancheggiatori.

I reati per i quali Attilio Cubeddu è perseguito ancora oggi, sono: “Sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime.”

Il 18 marzo 1998 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Motisi Giovanni, killer stragista e boss indiscusso di Cosa nostra

Giovanni Motisi, nato giovedì 1 gennaio 1949 a Palermo, é capo e appartenente ad una associazione di tipo mafioso, nota come Cosa nostra, attiva in Sicilia, su tutto il territorio nazionale e in diverse altre nazioni.

Giovanni Motisi

Giovanni Motisi, conosciuto anche come ‘U Pacchiuni (il grasso), reggente del mandamento Pagliarelli, è considerato uno dei capi della cosca più potente di Palermo.

Secondo diversi collaboratori di giustizia, Motisi, è stato uno dei killer di fiducia di Totò Riina e nel 1982 prese parte alla pianificazione dell’omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che fu messo a segno e nel quale oltre a Dalla Chiesa, fu uccisa anche sua moglie Emanuela Setti Carraro.

Domenica 28 luglio 1985, Motisi Giovanni, assassinò il commissario Giuseppe Montana.

Ritenuto dalla magistratura responsabile anche di diversi altri omicidi e crimini, fu condannato alla pena dell’ergastolo.

Motisi, descritto come un uomo d’onore freddo, calcolatore e forte sostenitore della linea stragista, dopo l’arresto di Riina, gli inquirenti per un periodo ipotizzarono che si fosse defilato e avesse aderito all’ala più moderata di Bernardo Provenzano, ma a seguito della cattura di quest’ultimo, Motisi, riprese a dimostrare l’orientamento per le stesse idee delle stragi condividendo e sostenendo anche le strategie di Matteo Messina Denaro.

I reati per i quali Motisi Giovanni è perseguito ancora oggi, sono: “associazione di tipo mafioso, omicidio e strage.”

Il 10 dicembre 1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Renato Cinquegranella, il boss camorrista, assassino sanguinario e terrorista

Renato Cinquegranella, nato domenica 15 maggio 1949 a Napoli, è capo e appartenente di una associazione di tipo mafioso, nota come Camorra, attiva a Napoli, in Campania, su tutto il territorio nazionale e in diverse altre nazioni.

Renato Cinquegranella

Renato Cinquegranella fu implicato nel rapimento del vice presidente del comitato tecnico per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980, che colpì il centro Italia, Ciro Cirillo.

Venne sequestrato nel 1981 dalle Brigate rosse, ma Cinquegranella molto probabilmente diede il proprio appoggio, per perseguire i propri interessi e quelli dei clan della camorra a lui legati.

Cinquegranella venne accusato del macabro omicidio del gennaio 1982 di Giacomo Frattini, detto “Bambulella”, affiliato alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, clan opposto alla Fratellanza napoletana, gruppo del quale Cinquegranella era uno dei boss.

Frattini, fu torturato, ucciso e fatto a pezzi e parti del suo corpo furono fatte ritrovare in un lenzuolo, con la testa e il volto sfigurato, le mani e il cuore chiusi in un sacchetto di plastica.

Sempre ne 1982 Cinquegranella fu sospettato e imputato di essere il mandante dell’omicidio del capo della Squadra Mobile di Napoli, Antonio Ammaturo.

Coprì la fuga dei brigatisti, esecutori materiali dell’omicidio e ospitò nella sua villa di Castel Volturno alcuni elementi del gruppo di fuoco delle Br che rimasero feriti durante lo scontro a fuoco che ne conseguì con le Forze di Polizia.

Renato Cinquegranella, per ben due volte evaso dal carcere, è latitante dal 6 ottobre 2002 e i reati per i quali è perseguito ancora oggi, sono: “associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detentenzione e porto d’armi illegale, estorsione ed altri reati.”

Il 7 dicembre 1998 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Pasquale Bonavota, “Capuvastuni” della ‘Ndrancheta, l’ombra dietro le stragi

Pasquale Bonavota, nato giovedì 10 gennaio 1974 a Vibo Valentia, capo e appartenente ad una associazione di tipo mafioso, nota come ‘Ndrangheta, attiva in Calabria, a Sant’Onofrio e Stefanaconi nel “vibanese”, su tutto il territorio nazionale e in diverse altre nazioni.

Pasquale Bonavota

Negli anni ‘80 a seguito di alcune feroci faide tra diverse ‘Ndrine, nelle quali ci furono diversi morti a seguito di omicidi e agguati dinamitardi, si creò uno stato di vera e propria guerra, quasi su tutto il territorio calabrese.

A seguito di numerosi blitz delle Interforze dello Stato che ebbero ottimi risultati e che indebolirono la ‘Ndrina Bonavota, si ebbe un periodo di apparente quiete, ma Pasquale Bonavota, però, riescí a scappare e a darsi alla latitanza.

Le estorsioni, l’usura, il traffico di droga, il traffico di armi, il riciclaggio di denaro sporco, le infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche e nelle gare d’appalto, nonché lo scambio di voti politici sono rimasti i principali affari della ‘Ndrina Bonavota, che la rende una delle mafie più potenti in Europa attualmente.

Pasquale Bonavota, nell’ombra, é riuscito a realizzare in tutta Italia attività commerciali, night club, sale scommesse, centri commerciali, banche, società finanziarie, aziende edili, ristoranti e detiene tuttora il controllo della ‘Ndrina. Riesce a trasformare quasi tutto in un enorme macchina da estorsione e riciclaggio di denaro ricavato dagli affari illeciti ed é per questi ed altri numerosi reati imputato e ricercato.

I fratelli Giuseppe e Domenico, precedentemente al comando della ‘Ndrina, sono oggi agli arresti, ma i Bonavota hanno lasciato l’eredità di Capuvastuni (Capobastone) a Pasquale, attualmente uno dei criminali più pericolosi in circolazione.

Latitante dal 2018, i reati per i quali Bonavota Pasquale è perseguito ancora oggi, sono: “Associazione di tipo mafioso e omicidio aggravato in concorso.”

Latitanti e ricercati rimossi dalla lista per arresto, decesso, o altri motivi

2023

L’arresto di Matteo Messina Denaro

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