A bordo dei bus di linea a Taranto avrebbero abusato di una ragazza disabile affetta da lieve deficit psichico gli otto autisti dell’Amat rinviati a giudizio dal gup Rita Romano per violenza sessuale aggravata. La presunta vittima, oggi 22enne, fu convinta nel 2020 a denunciare gli abusi dal suo fidanzato.
La denuncia della ragazza disabile violentata sull’autobus
E nel luglio del 2021 il giudice per le indagini preliminari respinse la misura degli arresti domiciliari richiesta dalla Procura ma impose agli imputati un divieto di avvicinamento alla giovane. In seguito l’azienda, partecipata al 100% dal Comune, li sospese dal servizio. Secondo quanto emerso dalle indagini, gli autisti parcheggiavano gli autobus in luoghi isolati, bloccavano le porte e poi abusavano della ragazza disabile. Il processo nei loro confronti inizierà il 7 luglio prossimo. L’Amat si è costituita parte civile.
Ieri, 5 maggio, nel corso dell’udienza in Camera di consiglio, la presunta vittima è stata ascoltata in forma protetta per circa tre ore e mezza e, pur senza usare la parola “violenza”, ha confermato la sua versione dei fatti. Gli episodi contestati, che sarebbero proseguiti per un anno e mezzo, tra ottobre 2018 e aprile 2020, erano anche documentati con foto e video che gli autori si scambiavano in chat. La ragazza, a quanto emerge dagli atti, era un’assidua frequentatrice dei bus di linea dell’Amat, che utilizzava per andare da casa dei nonni a quella della mamma, ma anche solo per trascorrere il tempo.
La ricostruzione dei fatti
Le violenze sarebbero avvenute sui bus che venivano parcheggiati sotto un cavalcavia nei pressi del capolinea al porto mercantile o nei pressi di una delle portinerie dell’ex Ilva. Qui, ricostruisce il giudice, gli autisti chiudevano le porte del mezzo e approfittavano della “estrema vulnerabilità” della ragazza il cui disagio mentale era evidente e “noto”. Agli imputati, di età compresa tra i 40 e i 62 anni, vengono contestate le aggravanti di aver agito su una persona sottoposta a limitazioni della libertà personale (perché le violenze avvenivano nei bus con le porte chiuse), e per aver commesso il fatto in qualità di incaricati di pubblico servizio. Nelle telefonate intercettate, forse sapendo delle indagini in corso, un autista scoppia a piangere, un altro ostenta tranquillità perché ritiene che i vecchi video siano stati cancellati, un altro dice di sapere che tre suoi colleghi hanno abusato della giovane. A quanto emerso dalle indagini, quando aveva 14 anni la ragazza era già stata abusata da un vicino di casa, condannato in via definitiva.