Economia

Dove si guadagna di più in Italia? Ecco le città con gli stipendi più alti (e più bassi)

Le città italiane dove gli stipendi sono più alti sono Milano, Parma, Modena, Bologna e Reggio Emilia, mentre i dipendenti meno retribuiti si trovano a Trapani, Cosenza, Nuoro e Vibo Valentia. Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, nel 2022 gli stipendi al Nord sono stati superiori del 35% rispetto al Sud, grazie a una maggiore produttività.

Lavoro, ecco le città italiane con gli stipendi più alti

I lavoratori più dediti si trovano a Lecco, Vicenza, Biella e Padova, mentre quelli che hanno passato meno ore in fabbrica o in ufficio sono a Foggia, Rimini, Nuoro e Vibo Valentia. Ma perché al Nord gli stipendi sono più elevati? Quanto guadagna un lavoratore milanese e quante ore lavora rispetto a uno di Vibo Valentia? Vediamo i dettagli.

Le differenze tra Nord e Sud si riflettono anche sulle retribuzioni. Al Nord, i lavoratori guadagnano in media 101 euro lordi al giorno, contro i 75 euro del Sud, con una differenza di 36 euro al giorno. In sintesi, lo stipendio medio giornaliero al Nord è del 35% più alto. Ciò è dovuto al fatto che la produttività nelle regioni settentrionali è del 34% superiore rispetto al Sud, spiega la Cgia.

In Lombardia, la retribuzione media annua lorda è di 28.354 euro, mentre in Calabria è poco più della metà, pari a 14.960 euro. Anche la produttività del lavoro presenta notevoli differenze: 45,7 euro per ora lavorata in Lombardia contro i 29,7 euro in Calabria.

Le differenze tra Nord e Sud

Le disparità diventano ancora più evidenti confrontando aree urbane e rurali. Le grandi imprese private, le multinazionali, e i settori bancario e assicurativo, che generalmente offrono salari più elevati, sono concentrati nelle città del Nord. Al contrario, il lavoro irregolare è molto più diffuso nel Mezzogiorno.

Milano è la città dove i salari sono più elevati, con una media di 32.472 euro lordi l’anno (dato 2022), seguita da Parma con 26.861 euro, Modena con 26.764 euro, Bologna con 26.610 euro e Reggio Emilia con 26.100 euro. La presenza di settori ad alta produttività e valore aggiunto come automotive, meccanica, meccatronica e agroalimentare garantisce stipendi più alti in queste aree.

Dall’altro lato, i lavoratori di Trapani percepiscono in media 14.365 euro lordi l’anno, seguiti da quelli di Cosenza (14.313 euro), Nuoro (14.206 euro) e Vibo Valentia (12.923 euro), i più bassi in Italia, dove la media nazionale è di 22.839 euro. In Italia si è lavorato per ridurre le disuguaglianze salariali a livello geografico. L’abolizione delle “gabbie salariali” e l’introduzione del contratto collettivo nazionale hanno uniformato i salari per lo stesso settore in diverse aree del Paese.

La contrattazione centralizzata ha ridotto i divari salariali all’interno dei settori, ma la limitata diffusione della contrattazione decentrata – pratica comune in paesi come la Germania – ha impedito ai salari di adeguarsi all’inflazione, al costo della vita e alla produttività locale. L’associazione dei commercianti suggerisce di promuovere la contrattazione di secondo livello, incentivando decontribuzioni e premi legati alla produttività, magari attraverso accordi diretti tra aziende e dipendenti.

La statistica

Secondo l’Istat, solo il 23,1% delle aziende private con almeno 10 dipendenti applica un contratto decentrato, coinvolgendo il 55% del totale, cioè circa 5,6 milioni di lavoratori. Inoltre, per aumentare i salari è cruciale rinnovare i contratti di lavoro scaduti: alla fine di giugno, erano 4,7 milioni i lavoratori in attesa del rinnovo del contratto.

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