Inchiesta

Problema rifiuti sulle spiagge italiane, lo dimostrano i dati di Legambiente 2024

Legambiente 2024 mostra una media di circa 705 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia lineare, questo è uno dei risultati del monitoraggio fatto su 33 spiagge di 12 regioni d’Italia. Il 10 maggio torna l’appuntamento con “Spiagge e Fondali Puliti 2024” per sensibilizzare sul tema.

Legambiente: sulle spiagge 705 rifiuti ogni 100 metri

In base al monitoraggio Beach Litter 2024, Legambiente avrebbe riscontrato una media di 705 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia lineare su 33 spiagge di 12 regioni della Penisola, per un totale di 179.000 metri quadri monitorati e dove sono stati raccolti e catalogati 23.259 rifiuti. In base a tale ricerca quasi la metà, ossia il 40,2 % sono 5 oggetti specifici: mozziconi, pezzi di plastica, tappi e coperchi in plastica, materiali da costruzione e demolizione e stoviglie usa e getta in plastica.

Per sensibilizzare le persone al tema dei rifiuti è stata dedicata da Legambiente la campagna “Spiagge e Fondali Puliti 2024” che si terrà da 10 al 12 maggio. L’obiettivo è quello di discutere del tema del giusto smaltimento dei rifiuti e della corretta dispersione dei rifiuti in mare e lungo le coste.

Troppa la plastica nelle spiagge, lo dimostrano le statistiche

Il podio dei materiali più diffusi sulle spiagge resta sempre la plastica con il 79,7% degli oggetti rinvenuti, a seguire il vetro e ceramica con il 6,6%, il metallo presente per il 4,5%, carta e cartone con il 2,9%. Ai primi cinque posti della classifica figurano i mozziconi di sigaretta, 3.338 quelli raccolti (14,4% rispetto al totale), per una media di 101 cicche su 100 metri di spiaggia.

Secondo il rapporto di Legambiente a preoccupare è il dato sui prodotti in plastica monouso, che erano stati banditi dalla direttiva europea Single Use Plastics (SUP), in vigore in Italia dal 14 gennaio 2022. Queste ultime insieme alle reti e agli attrezzi da pesca e acquacoltura rappresentano ancora il 56,3% del totale dei rifiuti monitorati nel 2024. La preoccupazione deriva principalmente dal fatto che rispetto ai dati raccolti nel 2014 ad oggi non ci sono riduzioni significative nell’andamento; infatti, rappresentano mediamente circa il 50% dei rifiuti ritrovati.

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