A scuola si insegneranno empatia e gestione dello stress: approvata la legge che introduce «le competenze per la vita». Le competenze non cognitive saranno introdotte in via sperimentale nelle scuole medie e superiori: scopriamo di cosa si tratta e quali cambiamenti porteranno.
Scuola: approvata la legge che introduce «competenze per la vita»
Le competenze non cognitive saranno introdotte in via sperimentale nelle scuole medie e superiori: scopriamo di cosa si tratta e quali cambiamenti porteranno. L’insegnamento di empatia, gestione delle emozioni e dello stress diventa realtà grazie all’approvazione definitiva del Senato, dopo il via libera della Camera. Il provvedimento, approvato con 80 voti favorevoli e 47 astensioni, rappresenta un significativo progresso per il sistema scolastico italiano. L’intento è quello di supportare gli studenti nello sviluppo di abilità fondamentali per la vita quotidiana e il loro futuro professionale, concentrandosi su competenze come l’empatia e la gestione dello stress, utili per affrontare le sfide quotidiane. Questa legge è un’iniziativa del centrodestra, in particolare di Maurizio Lupi e Alessandro Colucci di Noi con l’Italia.
Competenze per la vita: cosa sono le life skills
Le competenze non cognitive, conosciute anche come life skills secondo l’OMS, comprendono un ampio ventaglio di abilità, atteggiamenti e conoscenze che vanno oltre le materie scolastiche tradizionali. Queste competenze sono fondamentali non solo per la vita quotidiana, ma anche per il successo professionale. Rappresentano qualità che ci consentono di interagire con gli altri, gestire le nostre emozioni, affrontare problemi e adattarci ai cambiamenti che incontriamo nel nostro percorso. Tra queste competenze si trovano l’empatia, la gestione dello stress, la comunicazione efficace e il pensiero critico.
La sperimentazione nelle scuole
La normativa prevede un periodo di sperimentazione di tre anni per queste attività, che avrà inizio dal prossimo anno scolastico. La partecipazione sarà facoltativa e, in un primo momento, limitata alle scuole secondarie di primo e secondo grado. Il primo anno sarà dedicato alla formazione degli insegnanti, con finanziamenti destinati a enti accreditati selezionati direttamente dalle scuole. Questo periodo sarà utile per preparare i docenti a integrare le competenze non cognitive nel loro insegnamento quotidiano.
Nei due anni successivi, le competenze non cognitive verranno progressivamente integrate nei programmi scolastici, in linea con il principio di autonomia scolastica, ma sempre supportate da linee guida. Un monitoraggio continuo, affidato a una commissione composta da esperti, docenti universitari e dirigenti scolastici in pensione, accompagnerà questo processo, assicurando una valutazione attenta dei risultati. La valutazione si estenderà fino al quinto anno delle scuole superiori e al primo anno di eventuali corsi universitari, per misurare l’efficacia a lungo termine di queste competenze nel percorso formativo degli studenti.
Obiettivi della legge
L’inserimento di queste competenze nei programmi scolastici mira a potenziare le abilità relazionali e psicologiche degli studenti, contribuendo a formare una generazione più consapevole. L’intento non è solo di natura accademica, ma soprattutto umana: si desidera formare cittadini in grado di collaborare, comunicare e affrontare la vita con equilibrio, creatività ed empatia. Questo rappresenta un nuovo approccio educativo che valorizza una crescita integrale dell’individuo, superando la mera acquisizione di conoscenze. Per quanto riguarda gli obiettivi a lungo termine, la legge si propone di ridurre la dispersione scolastica, promuovere l’inclusione e fornire strumenti utili per affrontare con successo la vita adulta.
«L’intento è quello di rendere gli studenti autonomi e consapevoli delle proprie scelte, affinché possano costruire il loro futuro. La scuola non si limita a formare la mente, ma contribuisce anche alla crescita della coscienza», afferma Ella Bucalo, senatrice di FdI e membro della Commissione Cultura e Istruzione del Senato. «I dati del 2024 evidenziano una notevole diminuzione della dispersione scolastica, scesa al 9%, in particolare nelle regioni del Sud. Questo provvedimento rappresenta un passo concreto per affrontare il problema dell’abbandono scolastico, in linea con gli obiettivi del Pnrr», conclude.