Il poliziotto che mentre era ubriaco ha ucciso il giovane Simone ha scritto una lettera, nella quale racchiude tutto il dolore che sta provando in questi giorni. Inoltre, si legge, che avrebbe dovuto morire lui e non il giovane.
La lettera del poliziotto che ha ucciso Simone
Andrea Persi guidava ubriaco e drogato quando, mercoledì 24 agosto, ha travolto e ucciso il ventenne Simone Sperduti su via Prenestina a Roma. Nella lettera si legge:
“Ho paura, so che ne avete più di me. Ho sbagliato, avrei voluto morire io, vi chiedo perdono. Mi inginocchierei ai piedi per chiedervi perdono. Ho paura, so che voi ne avete più di me. Ho sbagliato, cavolo ho sbagliato. Avrei voluto morire io, dovevo morire io. Vi chiedo perdono. Niente vi ridarà più vostro figlio, ma io farò qualsiasi cosa possa aiutarvi. Vi chiedo perdono, e a Dio. Avrei dovuto morire io. Ho il cuore in pezzi, ma so che è nulla rispetto a quello che state provando voi. Odiarmi è il minimo”.
L’incidente e l’omicidio di Simone
Lo scontro e avvenuto alle quattro di mercoledì mattina all’incrocio tra via Prenestina e il Raccordo. Presti era al volante nonostante la sua patente fosse scaduta dal 2018. Dopo l’udienza che si è tenuta questa mattina a piazzale Clodio il gip, accogliendo le richieste del pm Mario Palazzi, ha convalidato l’arresto e ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il poliziotto, dopo l’incidente, era risultato positivo ai test di alcol e droga.
La confessione del poliziotto
“Ha ben capito le sue responsabilità”, spiega il suo avvocato, Pamela Strippoli, sottolineando che l’indagato non si è sottratto alle domande del gip. Ha ammesso ogni cosa, ha detto di aver guidato ubriaco e drogato, di aver sbagliato, di aver fatto errori simili in passato, di aver continuato a guidare nonostante la patente scaduta e di stare attraversando un momento difficile che lo ha portato ad allontanarsi dal lavoro per motivi di salute. Sarebbe dovuto tornare in servizio il prossimo 24 ottobre. Ma le cose andranno diversamente.