Almanacco

Il 19 aprile del 1957 nasce Lilli Gruber, giornalista italiana

La sua è una carriera costellata d'impegno politico: è stata inviata di guerra, ha preso a picconate il muro di Berlino, e ha raccontato in prima persona il conflitto iracheno. Oggi la conosciamo tutti come il volto di "Otto e mezzo"su La7

La sua è una carriera costellata d’impegno politico: è stata inviata di guerra, ha preso a picconate il muro di Berlino, e ha raccontato in prima persona il conflitto iracheno.

Oggi la conosciamo tutti come il volto di “Otto e mezzo”, l’approfondimento politico di La7 in onda dal lunedì al venerdì. Ed è sempre rimasta saldamente ancorata alla sua prestigiosa sedia, fatta eccezione della puntata di giovedì 30 maggio 2019, quando si è presentato al suo posto Giovanni Floris.

19 aprile 1957: nasce Lilli Gruber, conduttrice di “Otto e mezzo”

Dietlinde Gruber (detta Lilli) nasce a Bolzano il 19 aprile del 1957 da una famiglia di imprenditori. Durante il fascismo la sorella della nonna materna era inviata al confino e il padre, Alfred, lavorava come insegnante clandestino nelle cosiddette “Katakomben – Schulen”.

Il percorso di studi di Lilli passa da Verona presso le Piccole Figlie di San Giuseppe, e presso il liceo linguistico Marcelline di Bolzano, proseguendo alla facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Venezia. Conseguita la laurea torna in Alto Adige-Sudtirolo: sono questi gli anni di Alexander Langer e dell’impegno, che Lilli Gruber fa suo, per la nascita di una cultura del dialogo tra i diversi gruppi linguistici.



Gli inizi

Parla italiano, tedesco, inglese e francese: svolge il praticantato giornalistico presso l’emittente tv Telebolzano, allora unica televisione privata dell’Alto Adige.

Scrive per i quotidiani “L’Adige” e “Alto Adige”. Diventa giornalista professionista nel 1982. Dopo due anni di collaborazione con la RAI in lingua tedesca, nel 1984 viene assunta al Tg3 Regionale del Trentino-Alto Adige; in seguito viene chiamata dal direttore del Tg2 Antonio Ghirelli a condurre il telegiornale della mezza-sera e della Notte, nonché inserita nella redazione di politica estera.

Nel 1987 il nuovo direttore del Tg2 Alberto La Volpe decide di promuovere Lilli Gruber alla conduzione del Telegiornale principale della rete, quello delle 19.45. Diventa così la prima donna in Italia a condurre un TG di prima serata.



Inviata politica

Nel 1988 inizia anche a lavorare come inviata di politica internazionale: è prima in Austria per seguire lo scandalo Waldheim e l’anno seguente in Germania dell’Est dove racconta il crollo del Muro di Berlino. Su questa esperienza e sui 40 anni della DDR scrive, insieme a Paolo Borella, un libro per la RAI-Eri dal titolo “Quei giorni a Berlino”.

La notorietà la dipinge anche come personaggio femminile sex-symbol, per il suo appeal e la sua capacità di ancorare gli spettatori al teleschermo.

Nel 1990 viene chiamata da Bruno Vespa al Tg1, dove per due anni segue gli eventi più importanti di politica estera: dalla guerra del Golfo al crollo dell’Unione Sovietica, dal conflitto israelo-palestinese alla Conferenza di pace per il Medioriente, alla vittoria di Bill Clinton alle presidenziali americane del 1992.


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In Germania

Lilli Gruber lavora anche all’estero: nel 1988, per la tv pubblica tedesca SWF, conduce un talk-show mensile sull’Europa; nel 1996 lancia, conduce e co-produce da Monaco di Baviera il settimanale “Focus Tv” su Pro 7, televisione del gruppo Kirch. Nel 1999 realizza per “60 Minutes” della statunitense CBS un’intervista-ritratto con Sophia Loren.


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Per anni si impegna nell’attività sindacale dell’Usigrai, dove si batte per una cultura delle regole con concorsi pubblici per le assunzioni, percorsi di carriera trasparenti, diritti dei precari e delle donne.

Nel 1993 vince la “William Benton Fellowship for Broadcasting Journalists”, prestigiosa borsa di studio dell’Università di Chicago.

TG1 e “I miei giorni a Bagdad”

Dopo il talk-show politico “Al voto, Al voto”, nel 1994 passa alla conduzione del Tg1 delle 20.00. Continua a lavorare come inviata all’estero e a condurre gli Speciali sulla politica internazionale. Segue i viaggi di Papa Giovanni Paolo II nel 2000, in Terra Santa e in Siria.


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Tra i principali eventi mondiali successivi che Lilli Gruber segue e di cui è testimone, vi sono la guerra nella ex-Jugoslavia, i test nucleari francesi a Mururoa nel Pacifico, le elezioni parlamentari e presidenziali in Iran, gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle e al Pentagono dell’11 settembre 2001 e l’anniversario della tragedia nel 2002, la crisi irachena e la guerra contro l’Iraq. Resta poi a Bagdad per tre mesi. Nell’ottobre 2003, relativamente a quest’ultima esperienza, scrive e pubblica il libro “I miei giorni a Bagdad”, che diventa un best-seller superando le 100 mila copie vendute.

Onoreficenza e “visiting scholar” al SAIS

Nel mese di novembre del 2003 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le assegna l’onorificenza di Cavaliere OMRI (Ordine al Merito della Repubblica Italiana) in qualità di giornalista inviata in Iraq, dove ritorna per il primo anniversario della guerra.


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Nei primi mesi del 2002 viene invitata come “visiting scholar” a Washington al SAIS (School of Advanced International Studies) della Johns Hopkins University. Segue soprattutto i corsi sul terrorismo internazionale e tiene alcune lezioni sulla politica italiana. Nel maggio 2004 riceve una Laurea honoris causa della American University di Roma.

UE e Commissione per l’Etica

Collaboratrice dei quotidiani La Stampa e Corriere della Sera, dopo aver denunciato la carenza di libertà d’informazione in Italia, nel 2004 si candida con la coalizione “Uniti nell’Ulivo” alle elezioni per il Parlamento europeo. Capolista nelle circoscrizioni nord-est e centro, risulta prima assoluta degli eletti in entrambe, raccogliendo complessivamente oltre 1 milione e 100 mila voti.

Nel contesto politico Lilli Gruber è iscritta al gruppo parlamentare del Partito Socialista Europeo: è presidente della Delegazione per le relazioni con gli Stati del Golfo, compreso lo Yemen; membro della Conferenza dei presidenti di delegazione; della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni; della Delegazione per le relazioni con l’Iran.


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Nel 2007, dopo un iniziale rifiuto ad entrare nel “Comitato promotore 14 ottobre” del Partito Democratico, diviene membro della Commissione per l’Etica, nominata dall’Assemblea Costituente Nazionale.

La scelta de LA7

Nel settembre 2008 annuncia di aver concluso quella che definisce un’esperienza di “giornalista prestata alla politica“: con una lettera agli elettori spiega la decisione di non ripresentarsi alle elezioni del 2009 per il Parlamento europeo. Torna a svolgere la professione di giornalista accettando la conduzione del programma “Otto e mezzo” in onda sull’emittente televisiva La7.

Negli anni 2010 continua la conduzione su La7 e pubblica diversi libri: un tema ricorrente delle sue opere sono i diritti delle donne. Ne è un esempio il libro del 2019, intitolato “Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone“.


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Vita privata

Il 16 luglio 2000 si unisce in matrimonio con il collega Jacques Charmelot: i due si erano conosciuti quando erano entrambe inviati – lui per l’agenzia France Presse – sul fronte del Golfo Persico nel 1991.

Sebbene sia ancora molto affezionata alla sua terra di origine, oggi per motivi lavorativi la giornalista vive a Roma, anche se non sappiamo precisamente dove e in che quartiere risieda.

La giornalista non ha nessun profilo social ufficiale (gestito da lei): le uniche foto della sua vita privata, infatti, sono le paparazzate rubate dai magazine rosa. Anche per questo motivo, degli uomini del suo passato non sappiamo nulla.


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