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L’influenza australiana arriva in Italia: “Può colpire anche il cervello” | I SINTOMI

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In Italia è stato segnalato un aumento dei casi di influenza stagionale H3N2, noto come influenza australiana, che oltre ai sintomi respiratori potrebbe presentare complicanze neurologiche. Questo ceppo del virus influenzale A, infatti, può colpire non solo le vie respiratorie, ma anche il sistema nervoso centrale, manifestandosi con sintomi come stati confusionali, vertigini, encefaliti e persino sindrome di Guillain-Barré. Matteo Bassetti, infettivologo di Genova, ha raccontato di un caso emblematico: un paziente settantaseienne che ha iniziato a mostrare confusione mentale, non riuscendo nemmeno a riconoscere i familiari.

Primo ricovero per influenza australiana in Italia: i possibili danni al cervello

Il monitoraggio della stagione influenzale 2024-2025, gestito attraverso la rete di sorveglianza RespiVirNet, inizierà ufficialmente a metà novembre, ma i primi casi registrati suggeriscono che la situazione potrebbe diventare seria. Oltre ai classici sintomi influenzali — febbre alta, tosse, dolori muscolari e affaticamento — l’influenza H3N2 può provocare complicanze neurologiche che, seppur rare, possono essere gravi. Questi sintomi includono encefalopatia, convulsioni febbrili e, in casi estremi, condizioni come encefalomielite acuta disseminata.

Il virus può raggiungere il sistema nervoso centrale attraverso i bulbi olfattivi, provocando infiammazione e danni neuronali. La reazione immunitaria del corpo al virus può inoltre attivare una “tempesta di citochine”, con rilascio di sostanze infiammatorie che intensificano i sintomi neurologici.

Come prevenire il contagio

Per prevenire il contagio, sono consigliate misure igieniche come l’uso della mascherina e frequente igiene delle mani, accorgimenti ormai familiari dopo la pandemia di Covid-19. Tuttavia, la protezione più efficace resta il vaccino antinfluenzale, che quest’anno copre sia il ceppo H3N2 che altri virus influenzali.

La vaccinazione è raccomandata a partire dai 6 mesi di età, con particolare attenzione per gli over 60, le donne in gravidanza, e le persone con patologie croniche o immunodepresse. Negli adulti è sufficiente una singola dose, mentre per i bambini sotto i 9 anni non vaccinati in precedenza sono consigliate due dosi a distanza di quattro settimane.

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