Cronaca

Lo sfogo di Elena Cecchettin contro i giudici: “Alle istituzioni non importa nulla delle donne”

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Filippo Turetta

Non si placano le polemiche dopo la sentenza che ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin. A suscitare indignazione è la mancata applicazione delle aggravanti di stalking e crudeltà, una decisione che ha lasciato la famiglia della vittima profondamente amareggiata.

La denuncia del padre e della sorella di Giulia Cecchettin

Gino Cecchettin, padre di Giulia, aveva subito espresso il suo sdegno dopo la sentenza. “Se centinaia di messaggi al giorno e 75 coltellate non bastano per riconoscere stalking e crudeltà, allora non so cosa lo sia”, aveva dichiarato, sottolineando come tali elementi aggravanti fossero evidenti nella vicenda.

Anche Elena Cecchettin, sorella della vittima, ha voluto dire la sua con un messaggio durissimo. “Il non riconoscimento dello stalking? Si commenta da solo. Non parlo nemmeno della crudeltà, perché la situazione parla da sé”, ha scritto Elena, puntando il dito contro le istituzioni. “Alle istituzioni non importa nulla delle donne. Sei vittima solo se sei morta“.

Critiche alla gestione del caso

Secondo Elena, la mancata contestazione dello stalking rappresenta un pericoloso segnale per altre donne in situazioni simili. “Quante donne non potranno mettersi in salvo dal loro aguzzino se nemmeno nei casi più palesi viene riconosciuta una colpa?”, ha proseguito, denunciando quella che definisce una mancanza di rispetto verso la memoria di Giulia e verso tutte le donne vittime di violenza.

Elena ha anche evidenziato come le istituzioni sembrino impegnarsi solo in maniera simbolica, con iniziative come quelle del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, senza però tradurre le parole in azioni concrete: “Bastano frasi melense e depliant esplicativi?”.

La verità giudiziaria e il dolore della famiglia

Riflettendo sulla sentenza, Elena ha sottolineato che il verdetto non cancella la sofferenza subita dalla sorella né l’impatto che la vicenda ha avuto su chi le era vicino. “Una sentenza giudiziaria non corrisponde sempre alla realtà dei fatti. Si chiama verità giudiziaria ed è limitata a ciò che viene riportato nel verdetto. Non toglie il dolore, la violenza fisica e psicologica che la vittima ha subito”.

Elena ha anche ricordato le conseguenze personali della tragedia. “Anche io, come persona vicina a Giulia, ho vissuto stati di ansia e turbamento. È giusto riconoscere che il mancato riconoscimento dello stalking rappresenta una mancanza di rispetto non solo per la vittima, ma anche per la sua famiglia”.

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