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La proporzione tra la lunghezza del dito indice e quella dell’anulare potrebbe fornire indicazioni sul consumo di alcolici: cosa dice lo studio americano

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La proporzione secondo lo studio americano

La proporzione tra la lunghezza delle dita, principalmente l’indice e l’anulare, potrebbe fornire indicazioni sul consumo di alcolici: cosa dice lo studio americano. Secondo un recente studio pubblicato sull’American Journal of Human Biology, avere l’anulare più lungo dell’indice potrebbe essere associato a una maggiore propensione al consumo di alcol. I ricercatori hanno osservato una correlazione interessante tra il consumo di alcol e il cosiddetto “digit ratio”, ovvero il rapporto tra la lunghezza dei due dita. Ecco le scoperte degli studiosi.

Lunghezza delle dita dirà quanto consumo di alcolici fai: lo studio americano

La proporzione tra la lunghezza del dito indice e quella dell’anulare potrebbe fornire indicazioni sul consumo di alcol. Secondo un recente studio pubblicato sull’American Journal of Human Biology, le persone con l’anulare più lungo rispetto all’indice – caratteristica che suggerisce una maggiore esposizione prenatale al testosterone rispetto agli estrogeni – tendono ad avere una maggiore propensione al consumo di alcolici. I ricercatori hanno evidenziato questa interessante correlazione.

La connessione tra la probabilità di consumare alcolici e il cosiddetto “digit ratio”, ovvero il rapporto tra la lunghezza dell’indice e dell’anulare (2D:4D) della mano destra, è stata principalmente osservata negli uomini, che tendono a mostrare un consumo di alcol più elevato, come indicato dai ricercatori. “Comprendere le ragioni delle significative differenze nel consumo di alcol tra gli individui è fondamentale, poiché l’abuso di alcol rappresenta un serio problema sociale ed economico”, ha dichiarato il professor John Manning, co-autore dello studio e membro del team di ricerca Applied Sports, Technology, Exercise and Medicine (A-STEM) dell’Università di Swansea, in Galles.

Il rapporto

Il rapporto tra la lunghezza dell’anulare e dell’indice, noto come 2D:4D, è considerato un indicatore della quantità di testosterone (associato all’anulare) ed estrogeni (associati all’indice) che la madre trasmette al feto durante la gravidanza, ha spiegato il professor Manning. È interessante notare che negli alcolisti l’anulare tende ad essere significativamente più lungo dell’indice, suggerendo così un livello elevato di testosterone rispetto all’esposizione agli estrogeni durante la vita prenatale.

Cosa rivela lo studio sulla lunghezza delle dita e il consumo di alcol

Il rapporto tra la lunghezza delle dita viene determinato prima della nascita e risente in parte degli ormoni a cui siamo esposti nell’utero. Le persone che ricevono una maggiore esposizione agli estrogeni tendono ad avere un indice più lungo rispetto all’anulare, mentre coloro che sono esposti a livelli più elevati di testosterone possono presentare un anulare più lungo dell’indice. Esistono anche individui in cui l’anulare e l’indice hanno la stessa lunghezza.

Studi precedenti hanno già messo in luce come il rapporto tra la lunghezza del dito indice e quella dell’anulare sia legato a vari tratti psicologici, caratteriali e somatici. Tuttavia, la connessione tra il digit ratio e il consumo di alcolici non era stata ancora chiarita.

Questa relazione è stata recentemente analizzata in un nuovo studio condotto dall’Università di Swansea, che ha coinvolto 258 studenti universitari, di cui 169 donne. I risultati hanno rivelato una correlazione tra un consumo di alcolici più elevato e anulari più lunghi rispetto al dito indice, in particolare negli uomini, suggerendo che gli ormoni potrebbero influenzare la propensione al consumo di alcol.

È fondamentale evidenziare che la scoperta di questa associazione non prova una relazione di causa-effetto. Pertanto, il rapporto tra la lunghezza dell’indice e quella dell’anulare non può essere considerato un fattore decisivo per un determinato comportamento. Tuttavia, i ricercatori sperano che le loro conclusioni possano contribuire a una migliore comprensione dei fattori che influenzano il modello di consumo di alcol, che va dall’astinenza al consumo occasionale, fino alla dipendenza.

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