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Manu Chao, cantautore e chitarrista, appartenente al genere folk, reggae e latinoamericano

Manu Chao dallo stile unico, è riuscito nella sua carriera, a unire le culture più disparate: quella delle sue origini, figlio di immigrati spagnoli, con quelle del paese, la Francia, in cui era nato e cresciuto.
Manu Chao canta in spagnolo, galiziano, francese, arabo, portoghese, italiano, inglese e wolof e non di rado mescola tutte queste lingue. Il risultato di un tale melting pot, lo notiamo nell’originalità dei suoi testi e nella sonorità della sua musica che sintetizza un genere reggae, folk e latinoamericano.

Chi è Manu Chao? Il cantante dall’anima latina

Manu Chao, nome esteso di José Manuel Arturo Tomás Chao Ortega, è nato il 21 giugno 1961 a Parigi. Figlio di immigrati spagnoli scappati a Parigi per sfuggire alla dittatura franchista, cresce nella periferia parigina in una casa molto pittoresca. Il padre, ospita numerosi artisti e rifugiati delle dittature sudamericane che influenzeranno fortemente la personalità e lo stile del cantante.

I primi passi nel mondo musicale avvengono all’interno delle band Hot Pants e Los Carayos, suonando gratuitamente in alcuni locali. Nel 1987 realizza il sogno di fondare un gruppo aperto a ogni stile musicale, dal rockabilly al reggae, dal rap allo ska, dalla salsa al flamenco.

Insieme al fratello Antoine e al cugino Santiago Casariego, crea il gruppo musicale Mano Negra, che riscontrano un ottimo successo popolare in Francia, grazie soprattutto al singolo Mala vida.



Il nome della band, Mano Negra, è preso dal gruppo anarchico andaluso e raccogliendo intorno a sé musicisti di origine spagnola, francese, nordafricana. Dopo il successo in Sud-america e la lunga tournée, i Mano si sciolgono nel 1995; stando alle parole di Manu:

“si erano esaurite le motivazioni originarie per continuare a suonare insieme”.

Dopo la chiusura di un capitolo, Manu decide di vivere una nuova esperienza, viaggiare per il mondo, che lo porterà ad arricchire il suo repertorio musicale con nuovi stili e sonorità multietniche.

Dopo il viaggio in Africa e in America Latina, nel 1998, Manu Chao è pronto a lanciarsi in una nuova avventura da solista. Tra rock, chanson, salsa, reggae, ska e influenze nordafricane, la sua musica diventa una miscela irresistibile, che supera ogni barriera culturale e di colore. Manu ora è conosciuto nel mondo.

L’album Clandestino

Il suo primo disco da solista è Clandestino (1998), album in cui prevalgono i ritmi messicani, brasiliani o afrocubani, con canzoni cantate in varie lingue (spagnolo, inglese, portoghese e francese), che raccontano tutti i suoi vagabondaggi in musica.



Il successo si ripete con il secondo album solista, Proxima estacion: Esperanza (2001). Oltre al ritmo animato e ottimista non mancano nei suoi testi i richiami contro il potere oppressore e la sofferenza degli esclusi.

Il sentimento di Manu Chao verso i diseredati della Terra non è solo formale, ma anche concreto: come quella volta che si è recato in Chiapas per tenere un concerto per gli indios della comunità di Polho (vicini all’Esercito zapatista di liberazione nazionale). Fermato dalle forze dell’ordine, il povero Manu Chao è stato tenuto per alcune ore in camera di sicurezza dalla polizia messicana.



Vita privata e curiosità

Il suo ultimo album, dopo quasi dieci anni di pausa, è uscito nel 2017, con il titolo No solo en China hay futuro, ma la sua carriera non è conclusa, e non di rado lo si può veder suonare nel suo locale, il il Mariatchi, nel quartiere Barrio Gotico a Barcellona.

Manu è diventato il simbolo del movimento no-global, il simbolo canoro dei diseredati del mondo e di coloro che contestano l’attuale politica neoliberista che si va affermando nel globo e che, dal cui punto di vista, sta distruggendo il pianeta e impoverendo larghe fette della popolazione mondiale.



 

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