Tre ore è durata la deposizione dell’avvocato Matias Morla, di fatto ultimo manager di Diego Armando Maradona, davanti ai magistrati della procura di San Isidro che indagano sulla morte del Pibe, avvenuta il 25 novembre dello scorso anno.
Caso Maradona, l’avvocato Matias Morla ascoltato per tre ore
Tre ore in cui Morla ha preso le distanze dai medici che assistevano il Capitano del Napoli e della Seleccion mondiale e ha attaccato frontalmente Gianinna, la secondogenita di Diego e Claudia Villafane. “Disse che Luque era un neurochirurgo e che invece il padre aveva bisogno di un altro tipo di medico al suo fianco: lo stiamo ancora aspettando. Maradona aveva tanti soldi da potersi permettere tre medici e a quest’ora sarebbe stato ancora vivo”, ha detto Morla, chiamato sul banco dei testimoni dai pm proprio su richiesta dei legali di Dalma e Gianinna Maradona.
La sottovalutazione della salute del ex Capitano
Secondo Morla, c’è stata “una sottovalutazione della salute di Maradona” perché l’ultimo periodo della vita di Diego “era stato il peggiore”. Per questi motivi: “La separazione da Rocio, la pandemia, la lontananza dal calcio, la morte del cognato per Covid. Il periodo peggiore era stato tra settembre e ottobre e nel giorno del suo sessantesimo compleanno Diego era sul campo del Gimnasia ma non connetteva”. Morla non intervenne: “Non partecipai ad alcuna decisione dopo l’operazione in clinica perché sono un avvocato e non un medico. Peraltro il direttore della clinica mi disse che la figlia gli aveva detto che io rappresentavo un problema. Ha raccontato l’ultimo incontro con Diego il 16 novembre: “Ci abbracciammo e lui mi disse: ti amo. Lui era tutto per me e io ero tutto per lui. Viveva male in quell’appartamento a Tigre, non c’era neanche la tv accesa ed era strano per uno come lui abituato a vedere sempre sport. E, quando parlava, il timbro di voce non era il suo. Lo dissi anche al dottor Luque”.