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il 17 novembre del 1942 nasce Martin Scorsese, uno dei registi più significativi ed influenti nella storia del cinema

Martin Scorsese è un regista, produttore, sceneggiatore, attore statunitense. Una delle figure principali dell’era New Hollywood, ampiamente considerato come uno dei registi più significativi e influenti nella storia del cinema. Il corpo di lavoro di Scorsese esplora temi come l’identità italo-americana, i concetti cattolici di colpa e redenzione, fede, machismo, nichilismo, criminalità e tribalismo. Molti dei suoi film sono noti per la loro rappresentazione della violenza e l’uso frequente di parolacce e musica rock.
Con nove nomination per l’Academy Award come miglior regista, Scorsese è il regista vivente con più nomination dopo William Wyler. Nel 2007, Scorsese è stato presentato con il Kennedy Center Honor presso il John F. Kennedy Center for the Performing Arts per la sua influenza nella cultura americana. Ha anche ricevuto una stella sulla Hollywood Walk of Fame nel 2003, una borsa di studio del British Film Institute nel 1995 e una borsa di studio BAFTA nel 2012.

17 novembre 1942: nasce Martin Scorsese, maestro della New Hollywood

Martin Scorsese, il cui nome completo è Martin Marcantonio Luciano Scorsese, nasce a New York il 17 novembre 1942, in da piccolo ha coltivato l’amore cinefilo anche per l’impossibilità, a causa di una forte asma, a partecipare alle normali attività ricreative dei coetanei. Cresciuto in un ambiente devotamente cattolico, inizialmente studia per diventare prete. In seguito tuttavia decide di abbandonare il clero per iscriversi alla scuola di cinematografia dell’università di New York, dove ha modo di produrre e dirigere i suoi primi lavori.

Gli inizi

Nel 1969 dopo una serie notevole di lavori più o meno sperimentali, completa il suo primo lungometraggio “Chi bussa alla mia porta?”, un dramma che già vede la presenza dell’attore Harvey Keitel, più tardi diventato attore feticcio non del solo Scorsese. Il film segnò l’inizio di una lunga collaborazione con il produttore Thelma Schoonmaker, un importante componente nell’evoluzione della particolare sensibilità visiva di Scorsese.



Dopo essere entrato come insegnante di ruolo di cinematografia alla New York University (dove fra i suoi studenti c’erano gli aspiranti registi OliverStone e Jonathan Kaplan), Martin Scorsese distribuì “Street scenes”, un documentario su una dimostrazione studentesca del Maggio del 1970 che si opponeva all’invasione americana in Cambogia.

L’approdo ad Hollywood

Presto lasciò New York per Hollywood, lavorando come produttore di film che andavano da “Woodstock” a “Medicine Ball Caravan” a “Elvis on tour” guadagnandosi il soprannome di “the Butcher”. Per la American International Pictures di Roger Corman Scorsese diresse anche il suo primo film che ricevette una vasta distribuzione: l’economico “Boxcar Bertha” del 1972, con Barbara Hershey e David Carradine.



Con lo stesso staff tecnico presto ritornò a New York e cominciò a lavorare al suo primo capolavoro, il dramma “Mean street” del 1973, una pellicola che delinea molti tratti stilistici principali dell’opera di Scorsese: il suo uso di antieroi emarginati, insolite tecniche di fotografia e regia, ossessioni che si contrappongono tra la religione e la vita dei gangster, e l’uso evocativo della musica popolare. Fu questo film che lo lanciò alla guida di una nuova generazione di talenti cinematografici americani.

L’inizio del sodalizio con Robert De Niro

Il film segnò anche il rapporto di Martin Scorsese con Robert De Niro, che rapidamente emerse come figura centrale nella maggior parte dei suoi lavori.



In seguito Martin viaggiò in Arizona per cominciare a girare “Alice doesn’t live here anymore” (1974), una risposta alla critica la quale affermava che egli non sapeva dirigere un “film di donne”. Il risultato finale portò a Ellen Burstyn un Oscar come migliore attrice, alla cerimonia annuale degli Academy Awards, e la nomination come migliore attrice non protagonista per Diane Ladd.

Il film successivo fu l’“Italo-americano” del 1974, un film che Scorsese ha sempre considerato il suo favorito tra i suoi lavori. Uno sguardo-documentario all’esperienza degli immigranti italiani e alla vita nella Little Italy di New York; il film vide come primi attori i genitori del regista. Incluse persino la ricetta segreta della salsa di pomodoro di Catherine Scorsese.

Ritorno a New York

Ritornato a New York, Scorsese cominciò a lavorare al leggendario “Taxi driver”, cupa storia di un tassista alienato. Acclamato fin da subito come un capolavoro, “Taxi Driver” vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1976.



Come si sa, la cosa difficile di ogni successo è ripeterlo. E così il grande regista si concentra su un nuovo copione con la ferma intenzione di centrare il bersaglio. È la volta di “New York, New York”, un ricco musical del 1977, ancora con Robert De Niro affiancato questa volta da Liza Minnelli. Malgrado la grande ambientazione e il grande cast, il film venne considerato inspiegabilmente come non riuscito, gettando Martin Scorsese in una seria crisi professionale.

Fortunatamente un altro progetto a breve termine contribuì ad impegnarlo e tenerlo su di giri: si trattava del documentario relativo all’ultima esibizione del gruppo “The Band”. Ricco di comparse celebri che vanno da Muddy Waters a Bob Dylan e Van Morrison, il film concerto “L’ultimo valzer” arrivò nel 1978, e provocò deliri nel mondo del festival e tra i fan della pop music. Scorsese tornò dunque ad essere in cima alla lista dei registi più quotati. Un ottimo carburante per le sue future imprese.

“Toro Scatenato” e “Re per una notte”

Come riporta “BiografieOnline”, nell’aprile del 1979, dopo anni di preparazione, comincia a lavorare “Toro scatenato”, un film basato sull’autobiografia del boxer Jake LaMotta, considerato ormai come il più grande film degli anni Ottanta. Robert De Niro (ancora lui), vinse l’Oscar come migliore attore.



I due, non paghi, si ritrovano qualche anno dopo per un altro stupendo film “Re per una notte”, impietoso ritratto, agevolato dalla presenza di un fantastico ed inedito Jerry Lewis in una parte per lui insolitamente drammatica, dai risvolti paradossali a cui può portare la fame di gloria.

Il sogno diventa realtà

Ma il sogno del regista americano, covato per anni, era quello di fare un film sulla vita di Gesù e finalmente, nel 1983, trova pane per i suoi denti: un romanzo di Nikos Kazantzakis che prontamente adatta per lo schermo. Il risultato è lo scandaloso “L’ultima tentazione di Cristo”, un film (con Willem Dafoe) che fin dalla sua comparsa sugli schermi sollevò cori di protesta e minacce di boicottaggio. Il tutto solo per aver cercato di rappresentare il Cristo nella sua dimensione di uomo, prima che divina. La Storia, naturalmente, si incaricherà di decidere se l’operazione di Scorsese abbia avuto una sua validità artistica.



Nel lavoro successivo Scorsese cambia totalmente registro: si cala nel mondo dei biliardi e delle scommesse e sforna “Il colore dei soldi”, altro acclamato capolavoro, foriero di successi anche per gli attori che vi parteciparono (Tom Cruise e un grande Paul Newman, che per l’occasione rispolverò un suo vecchio ruolo).

Anni Novanta

Dopo aver collaborato con Francis Ford Coppola e Woody Allen al trittico del 1989 “New York stories”, Martin Scorsese inizia a lavorare al suo successivo capolavoro, “Goodfellas – Quei bravi ragazzi”. Girato nel 1990, il film esamina dettagliatamente il sottobosco criminale di New York, facendo guadagnare all’attore Joe Pesci un Oscar come attore non protagonista nel ruolo di un killer di una banda criminale.



Come parte del contratto con la Universal Picture che gli permise di girare “L’ultima tentazione di Cristo”, Scorsese aveva anche accettato di dirigere un film più commerciale. Il risultato fu “Cape fear” del 1991, un ammodernamento del classico giallo hollywoodiano.

Il successivo, “L’età dell’innocenza” (1993) rivela invece un drammatico cambio di rotta; film delicato e intimista, mostra le abitudini sociali condite di ipocrisie e perbenismi della New York della metà del secolo.

Da “Casinò” a “Gangs of New York”

Nel 1995, ritorna sulla breccia con due nuovi film. Il primo, “Casinò” (con Sharon Stone), documenta la nascita e il declino delle regole delle bande criminali nella Las Vegas dagli anni 1970 in poi, mentre “A century of cinema – A personal journey with Martin Scorsese Through American cinema” esamina con raro acume critico e sensibilità l’evoluzione dell’arte cinematografica di Hollywood.



Nel 1997 porta a termine “Kundun”, una meditazione sugli anni formativi del Dalai Lama in esilio e, nello stesso anno riceve un’onorificenza a vita dall’American Film Institute.

Scorsese è ritornato alla sedia da regista nel 1999 con “Al di là della vita”, un dramma a sfondo sanitario con Nicholas Cage nel ruolo di un paramedico emotivamente esausto, che segna il suo ritorno all’ambiente della New York contemporanea. Una scelta confermata con “Gangs of New York” (ennesimo capolavoro; con Cameron Diaz, Leonardo Di Caprio e Daniel Day-Lewis), in cui il regista tenta un’analisi delle radici profonde che stanno alla base della costituzione di una città complessa e contraddittoria come New York e, in senso traslato, di tutta l’America.

Anni Duemila

Tra i suoi lavori degli anni Duemila vi sono “The Aviator” (2005) per il quale Leonardo DiCaprio ha vinto il premio Golden Globe come Miglior attore protagonista, e “The Departed” che nell’edizione degli oscar 2007 si è aggiudicato i premi come Miglior film e miglior regia.



Nel 2005 e 2008 realizza due documentari musicali, rispettivamente “No Direction Home”, dedicato a Bob Dylan, e nel 2008 “Shine a Light”, dedicato ai Rolling Stones.

Anni Duemiladieci

All’inizio del Duemiladieci Scorsese riceve il Golden Globe alla carriera. Nello stesso anno esce nelle sale la quarta collaborazione fra il regista e Leonardo DiCaprio: “Shutter Island”, un thriller psicologico tratto dall’omonimo romanzo di Dennis Lehane pubblicato nel 2003.



Nel 2011 Scorsese dirige “Hugo Cabret”. È il suo primo film girato in 3D (premio Golden Globe come migliore regista e 11 candidature al premio Oscar – ne vinse cinque). Dello stesso anno è il documentario “George Harrison – Living in the material world”. Collabora poi al restauro del capolavoro di Sergio Leone “C’era una volta in America”, commissionato dagli eredi dello stesso Leone.

Il sodalizio con DiCaprio continua con l’adattamento cinematografico di “The Wolf of Wall Street”, tratto dal libro omonimo e autobiografico di Jordan Belfort. Nel 2016 Scorsese gira “Silence”, adattamento del romanzo di Shūsaku Endō, sul quale stava lavorando da vent’anni.

Vita privata


Martin Scorsese ed Helen Morris.

Scorsese si è sposato cinque volte. Nel 1965 ha sposato Laraine Brennan da cui ha avuto una figlia, Cathy, nata nello stesso anno; i due divorziarono nel 1971. Nel 1975 ha sposato l’insegnante e sceneggiatrice Julia Cameron, da cui ha avuto una figlia, Domenica, nata nel 1976; i due divorziarono nel 1977, quando la loro figlia aveva solo 5 mesi. Dal 1979 al 1982 è stato sposato con l’attrice Isabella Rossellini e dal 1985 al 1991 con la produttrice Barbara De Fina. Dal 1999 è sposato con la produttrice Helen Morris da cui ha avuto, nello stesso anno, la figlia Francesca.

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