Martina Voce, la studentessa fiorentina accoltellata dall’ex con 30 fendenti a Oslo, è stata intervistata ed ha raccontato la tragedia avvenuta il 22 dicembre scorso: «Sorrideva mentre mi colpiva. Ancora sogno quell’incubo di quella mattina».
Accoltellata dall’ex a Oslo, Martina Voce racconta la tragedia
«Faccio ancora incubi su quella mattina. Ero fuori dal negozio per gettare via alcune cose e l’ho visto apparire davanti a me». Così Martina Voce ricorda la terribile aggressione subita il 22 dicembre a Oslo. Dopo aver risposto in modo deciso alla domanda del suo ex fidanzato riguardo a un nuovo compagno, si era voltata per rientrare, ma lui l’ha attaccata alle spalle con un coltello.
L’intervista a Martina Voce
«Ancora oggi faccio incubi su quella mattina. Ero fuori dal negozio per gettare via alcune cose quando l’ho visto davanti a me. Mi ha chiesto se avessi ancora un ragazzo. Gli ho risposto di occuparsi dei suoi affari e che, se voleva acquistare qualcosa, poteva entrare, altrimenti doveva andarsene». Così racconta a Repubblica Martina Voce, sopravvissuta a 30 coltellate inflitte il 22 dicembre dal suo ex fidanzato norvegese a Oslo. «Mi sono voltata ed sono entrata. Quando sono arrivata alle casse, mi ha colpita con un coltello da dietro. Ho continuato a camminare e mi ha colpita di nuovo, con un grande coltello da militare. Una signora ha assistito alla scena e ha cominciato a urlare». A quel punto, si è girata: «E lui ha iniziato ad attaccarmi frontalmente. Ho cercato di scappare, ma mi ha colpita di nuovo da dietro, alla schiena e sulla nuca. Era silenzioso, ma con un sorriso stampato sul volto».
«Sono caduta nel mio sangue. Per fortuna è arrivato il mio ragazzo e mi ha aiutato a liberarmi – continua il racconto – Ho cercato di allontanarmi strisciando, ma lui si è divincolato ed è tornato verso di me. Da sdraiata, ho cercato di tenerlo a distanza con le gambe, mentre lui tentava ancora di colpirmi. È stato fermato con un accoltellamento. I paramedici sono arrivati un minuto dopo. Mentre mi portavano via, ero convinta di non farcela». L’ex fidanzato «mi scriveva messaggi, aveva persino creato un account falso. Una decina di giorni prima dell’aggressione, mi aveva invitato a vedere un gatto che aveva adottato. Dopo il suo arresto, la polizia mi ha informato che in casa del gatto non c’era alcuna traccia. Forse era solo una scusa, una trappola. Lì avrebbe potuto uccidermi. Non lo amavo più. La nostra separazione era avvenuta in modo pacifico». «In Italia, i femminicidi avvengono quotidianamente. In Norvegia, invece, sono eventi rari. Già desideravo restare qui, e questa situazione aumenta ulteriormente la mia voglia di stabilirmi a Oslo, che considero un luogo sicuro». L’ex compagno «è stato un vigliacco. Ha iniziato a colpirmi da dietro, senza avere il coraggio di affrontarmi e uccidermi guardandomi negli occhi».